Repubblica: “Emergenza Coronavirus. La scuola. Contrordine, ragazzi non si torna il 3 aprile «Serve un altro mese»”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’emergenza Coronavirus. Il fragile muro del 3 aprile, data segnata come fine delle misure restrittive, sarà abbattuto. Il governo ha deciso: le misure saranno prorogate. E con loro resterà in vigore la chiusura delle scuole. Per gli studenti, gli insegnanti, i presidi e il personale amministrativo. Gli istituti scolastici sono chiusi in tutto il Paese dallo scorso 9 marzo. In alcune aree di Lombardia e Veneto non si va in classe dal 21 febbraio. Non basta. Come immaginava l’Istituto superiore di Sanità, come continuano a chiedere le regioni più colpite, serve tenere studenti e insegnanti a casa. Per quanto tempo ancora? Il governo non ha deciso, anche perché la curva dei contagi, sempre ascendente, non è così chiara. Il comitato tecnico- scientifico per l’emergenza ricorda che loro, gli esperti, le indicazioni le avevano date alla vigilia del 9 marzo: la chiusura delle scuole è un provvedimento che ha un senso se viene applicato almeno per due mesi. Dopo il 3 aprile, quindi, servirebbero altri trenta giorni. Con un rientro possibile il 6 maggio. Il comitato porta l’esempio della Cina: il Covid- 19 è quasi scomparso anche a Wuhan eppure le scuole restano chiuse in tutta la nazione. Alberto Cirio, governatore del Piemonte in quarantena nel suo appartamento poiché positivo al coronavirus, dice: «Credo che si tornerà a scuola dopo Pasqua, mercoledì 15 aprile. Questa è la data minima. I diagrammi continuano a salire, resto favorevole a misure rigide». Luca Ceriscioli, presidente delle Marche che sulle scuole ha già ingaggiato dispute con il premier, ora dice: «La situazione è estremamente critica, neppure ci viene in mente di andare a riaprire le scuole. La proroga delle misure di contenimento mi sembra un atto naturale». E così il presidente della Lombardia, attraverso il suo portavoce: siamo ancora in una fase in cui serve massima rigidità, chiediamo solo che il governo faccia un unico decreto e lo comunichi con largo anticipo.