Piacenza, De Pietro: «Impossibile ottemperare richieste del protocollo»

Intervenuto ai microfoni di “TuttoC.com”, ecco qui di seguito le parole del Responsabile Sanitario del Piacenza, il Dott. Raffaele De Pietro.

«A Piacenza viviamo ancora giorni difficili alternati con alcuni in cui scorgiamo delle tregue. Oggi, ad esempio, contiamo ancora due decessi in una città di poco più di 100.000 abitanti, un totale di quasi 1.000 dall’inizio della pandemia. La situazione epidemiologica è parzialmente sotto controllo, non possiamo però assolutamente abbassare la guardia. Come gruppo dei medici dei Club di Lega Pro abbiamo condiviso una serie di valutazioni che sono tutt’ora attuali e valide. In qualità di medico impegnato in prima linea all’Ospedale di Piacenza, ma penso ai colleghi della zona rossa, sono soggetto a turni diurni o notturni che ci vengono settimanalmente affidati, con conseguenza che diventa impossibile richiedere una presenza 7 giorni su 7 per tutto il periodo degli allenamenti e delle gare. L’augurio mio e dei colleghi è di trovare nuovi accordi di inquadramento professionale con le società dall’inizio della prossima stagione sportiva, dandoci anche modo di poter programmare una conciliabilità tra la nostra attività professionale e quella che verrà richiesta dai club, magari grazie a protocolli meno impegnativi e sentendo anche le AUSL/Asp da cui ricordiamo tutti noi dipendiamo.

I tamponi ogni quattro giorni, i test sierologici ogni due settimane e la minaccia di un isolamento della squadra in caso di un contagio, potremmo dire sono aspetti di difficile gestione nella maggior parte dei contesti di serie C ma oserei anche di serie B in questo momento, si spera tutto ciò sia diverso a settembre. Evidenziando che dal punto di vista deontologico non lo ritengo etico che, pur a carico della società e senza entrare in logiche di costi che non mi competono, ci sia una gestione di gruppo che preveda una quantità di test diagnostici che non viene offerto neppure ai sanitari in prima linea. Il protocollo presentato dalla FIGC. E licenziati dal CTS del ministero della salute per la ripresa in sicurezza delle attività sportive di gruppo, presentano per il nostro settore metodico un importante incremento di responsabilità medico legale.

Tutto conduce, insomma, alla impossibilità di ottemperare alle richieste del protocollo di monitoraggio costante del gruppo squadra, senza considerare il fatto che possa presentarsi il caso di una quarantena, non consentendo di fornire prestazioni esclusive».