Palermo-Venezia, Escl. Lupo: «Conferma di Corini scelta giusta. Vi racconto i mancati affari Lobotka-Guendouzi»

Fabio Lupo, ex dirigente del Palermo e del Venezia, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com. Oltre alla sfida di domani tra i rosanero e i lagunari, l’esperto direttore sportivo ha parlato anche di alcune tematiche legate al campionato di Serie B.

Domani sera andrà in scena lo scontro diretto tra Palermo e Venezia. Che gara si aspetta?
«Onestamente mi aspetto una partita molto bella ed equilibrata. Di solito quando la posta in palio è alta c’è il rischio che non ci sia grande spettacolo, però parliamo di due squadre a cui piace giocare a calcio e dotate di giocatori di livello».

Ritiene che per i rosanero sia la classica partita da ultima spiaggia per quanto riguarda la promozione diretta?
«Non credo. Siamo alla 30esima giornata e ci sono ancora altre partite da disputare, ma sarà sicuramente un’occasione importante per i rosanero in quanto, con una vittoria, sarebbero ancora più presenti all’interno della lotta per la promozione diretta».

Come giudica il cammino svolto fino ad oggi dal Venezia?
«È stato esaltante in termini di gioco e di risultati fino ad un certo punto della stagione. Poi ha avuto una flessione inspiegabile visto il percorso che stava facendo ma ultimamente ha ripreso il cammino che stava svolgendo fino a dicembre. Il Venezia è tra i migliori organici della cadetteria».

Si aspettava la cessione di Jonhnsen?
«Da un punto di vista tecnico è stata una sorpresa in quanto il Venezia si è privato di un giocatore di altissimo livello per la categoria vendendolo ad una sua diretta concorrente. Tuttavia a volte non possiamo sapere le dinamiche che portano ad una cessione».

Come valuta, invece, il lavoro di Rinaudo?
«Lo giudico molto positivo. Credo che la rosa del Palermo sia molto competitiva insieme a Venezia, Parma, Como e Cremonese. C’è stata qualche frenata nel cammino ma il valore della squadra rosanero non si discute».

Corini è stato criticato diverse volte ma la società rosanero non ha comunque messo in discussione la sua posizione. Anche Dionisi, quando lei era al Venezia, partì lentamente ma poi si rivelò un ottimo allenatore. Quant’è importante per un tecnico sentire questa fiducia dalla società?
«Il Palermo avrà avuto qualche battuta di arresto ma ad un progetto va data continuità. È vero che nelle ultime gare non sono arrivati i risultati sperati ma i rosanero stanno ancora lì a giocarsela. La linea societaria, a mio avviso, è stata ineccepibile anche perché parliamo di un tecnico che conosce benissimo questa piazza ed è ancora in lotta per raggiungere l’obiettivo».

A proposito di Dionisi, tecnico sul quale ha puntato e che poi è arrivato meritatamente in Serie A. Come valuta il suo esonero al Sassuolo?
«Da fuori spesso le cose non vengono sempre viste in maniera corretta e approfondita. È evidente che il Sassuolo, in quel momento, era in difficoltà e i neroverdi l’hanno protetto diverse volte. Credo che l’esonero di Dionisi non sia una bocciatura vera e propria ma un tentativo per salvare la stagione. Inoltre gli emiliani presumo riconoscano il lavoro di Dionisi che in questa sua esperienza ha valorizzato diversi giocatori».

A Venezia confermò Di Mariano, giocatore spesso criticato a Palermo per via di un rendimento altalenante. Secondo lei avverte le pressioni di vestire la maglia della sua città?
«Di Mariano è un ragazzo in gamba e con personalità e credo non soffra queste pressioni, anche perché ha dimostrato il suo valore in altre occasioni».

Anche Ceccaroni, difensore da lei acquistato al Venezia, è stato messo al centro delle ultime critiche. Cosa ne pensa?
«Secondo me è il difensore più forte della categoria. Tuttavia ci può stare anche un momento di basso rendimento durante la stagione ma è un giocatore molto forte, con grande capacità e professionalità. Si fa ben volere dal gruppo ed è un top player per la cadetteria. Ha anche dimostrato le sue qualità in Serie A con la maglia del Venezia. Il suo valore rimane indiscutibile».

Il Palermo oggi appartiene ad una potenza come il City Group. Secondo lei è un vantaggio essere gestiti da fondo anziché da un presidente-proprietario?
«È una domanda che richiede una risposta articolata. Diciamo che la formula di proprietà “mecenatistica”, come quella del Palermo di Zamparini abbia vantaggi, come il coinvolgimento diretto della proprietà e nel bene e nel male la piazza sa chi comanda. Quando ci sono questi fondi c’è una gestione più manageriale e quindi una conduzione meno “familiare”. Però fa parte dell’evoluzione del calcio moderno e non significa che la gestione sia peggiore. Il Palermo ne è un esempio, sono stati fatti investimenti ed è stato affidato a professionisti come Rinaudo, Giardini e Bigon. Conoscono il calcio molto bene e sono molto rispettati».

A Lecco, invece, si respira un clima di grande tensione per via della gestione di Di Nunno, soprattutto in merito alle sue ultime parole dichiarate. Quant’è difficile per la squadra, secondo lei, andare avanti?
«Non è sicuramente semplice in quanto è stata creata una frattura molto evidente con l’ambiente. Per i calciatori non è nemmeno semplice allenarsi e scendere in campo sapendo che poi ci siano certi sospetti. Devono essere bravi a dare il meglio di sé e l’allenatore dovrà essere altrettanto bravo a tenere compatta la squadra. Insieme dovranno essere bravi a isolarsi da queste problematiche. Se una cosa del genere fosse successa in una piazza come Palermo credo che la situazione sarebbe stata più ingestibile».

Quando era direttore sportivo del Palermo fu ad un passo da Lobotka, uomo chiave dello scudetto del Napoli. Ci può raccontare qualche retroscena?
«Eravamo in contatto col suo agente e i suoi intermediari e io, col mio gruppo di lavoro, avevamo nella lista qualche altro giovane del calcio polacco e slovacco. Noi facemmo un’offerta importante di circa 4 milioni di euro per convincere il giocatore ad accettare l’offerta di una piazza che sarebbe stata per lui importante ma subito dopo intervenne il Celta Vigo che rilanció a 5 milioni di euro. È vero che quel Palermo fece comunque un’ottima stagione ma Lobotka rimane sicuramente un rimpianto. Peccato anche per Guendozui dal quale eravamo proprio ad un passo. Significa che qualcosa di buono avevamo visto…».

A proposito di quella società, lei fece parte del Palermo poi destinato poi al fallimento. Lei concluse la stagione in anticipo, ma già avvertiva certe preoccupazioni?
«Purtroppo sì perché l’istanza di fallimento era presente già ad ottobre. Nella valutazione globale del Palermo, c’era anche la parte del patrimonio tecnico a cui ci venne richiesta una relazione. La valutazione da me condotta in un primo momento ci salvó, non a caso successivamente il Palermo di Foschi incassó circa 18 milioni di euro dalle cessioni di Gnahoré, La Gumina e Coronado. Ciò testimonia che la mia era una valutazione reale. Nonostante le rassicurazioni di Zamparini si respirava comunque un’aria preoccupante».

In questa stagione di Serie B c’è qualche squadra che l’ha particolarmente delusa?
«Mi viene in mente il Bari da cui mi aspettavo sinceramente di più. Mi sorprende vederlo in queste difficoltà e in questa posizione di classifica dopo aver sfiorato la promozione l’anno scorso. Ci sta anche che dal punto di vista psicologico una sconfitta del genere possa determinare un impatto psicologico significativo ma il suo organico non si discute».

Tra i giocatori messi meno in risalto, c’è invece qualche talento che l’ha stupita?
«Penso a Raimondo della Ternana. Nonostante le difficoltà della sua squadra, ha fatto emergere le sue qualità. Il Bologna, proprietario del suo cartellino, può trarre solo vantaggio da questa crescita in quanto reputo questo giocatore pronto per la Serie A».