Palermo. Mirri sta con Baldini: «È l’ora di lottare». Rischio braccio di ferro”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sullo sfogo di Baldini al quale ha dato seguito anche Mirri con le sue parole.

Adesso è tutta colpa dei giocatori e soprattutto di giovani «imbecilli, in senso buono, e senza palle»: Baldini non è nuovo a sensazionali uscite. E in suo appoggio arriva anche una dichiarazione di Mirri che «come tifoso e presidente mi ritrovo nelle sue parole e lo ringrazio». Un aiuto che tronca le voci di un possibile venir meno della fiducia e che dà più forza all’esplosione del tecnico, ancora alla ribalta per i suoi incontenibili sfoghi.

Successe con Zamparini e gli costò la panchina, ma anche ai tempi della Carrarese, che rischiava di emigrare a Pisa per le partite esterne, sfidò i politici locali con la famosa arringa “Io sono un pazzo”. Da Mourinho a Spalletti, da Trapattoni a Malesani, a Gattuso, il calcio è pieno di conferenze stampa cult. In discussione non è la spettacolare scenata. Lo sfogo di Baldini, il duro attacco ai suoi, come se lui ne fosse fuori, rischia ugualmente di produrre un braccio di ferro con lo spogliatoio, a maggior ragione dopo le frasi di elogio di Mirri che ha inchiodato i calciatori ad un traguardo: vincere. Sempre e comunque. «È il momento di guardarsi dentro — ha detto Mirri — e di decidere se questa voglia di combattere insieme c’è o no. Perché solo in questo modo il Palermo affronterà i play off tenendo la serie B come unico obiettivo».

Se Mirri, come lo stesso allenatore, divide la piazza, come reagiranno i giocatori? Situazioni di questo tipo possono presentare risvolti imprevedibili. Il male è antico e ha molti padri. Baldini era la carta della disperazione perché l’avvenire del club dipende dalla promozione ma il maestro («Io non insegno calcio, insegno vita») non ha ancora trovato la medicina giusta. Con la sua eclatante sfuriata, è solo passato dalla carota al bastone. Se la correzione di metodo, con il sostegno dei piani alti, porterà positivi contraccolpi, si vedrà. Di sicuro, non bisogna interrogarsi ancora sul perché «la squadra prende gol al primo tiro degli avversari» o perché sia una macchina da guerra al “Barbera” e in trasferta diventi tenera e affondabile: Baldini era perfettamente al corrente che il suo predecessore aveva pagato con l’esonero una discontinuità che rientra nel dna dell’organico.