Palermo, a fine anno potrebbe essere rivoluzione. De Biasi: «Non si può prendere gol su un rilancio lungo. E i giocatori facevano fatica»

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul momento di crisi del Palermo riportando un’intervista a Gianni De Biasi il quale si è espresso sulla sconfitta contro il Venezia.

«Non capisco quale sia il problema in sé, ma ho visto un Palermo che non è riuscito a imporsi in casa nonostante una cornice di pubblico da grandi occasioni».

Incredulo, Gianni De Biasi prova a spiegare lo sfacelo dei rosanero affondati dal Venezia salutando con tutta probabilità l’accesso diretto alla A. L’ex tecnico dell’Azerbaijan, che ha disputato 105 gare con i rosa dal 1983 al 1986, si sofferma sulla tenuta fisica e tattica degli uomini di Corini, incapaci di reggere il ritmo dei lagunari, se non per un pugno di minuti ad inizio match prima di crollare totalmente senza riuscire a riagguantare mai le redini:

«Facevano fatica e non si può prendere gol su un rilancio lungo neanche nei peggiori incubi. Non so se sia stata la troppa carica o l’eccessiva pressione, ma l’obiettivo doveva essere chiaro nella testa di ognuno».

Tutti sul banco degli imputati, a partire dall’allenatore. Certo, la corsa al massimo torneo non è ancora del tutto chiusa: il Palermo potrà non passare dalla porta principale, ma ci sono ancora gli spareggi per dare un senso ad una stagione in cui, comunque, sono stati fatti investimenti di livello, tra mercato estivo e invernale, per mantenere un passo da prima della classe.

Necessario, però, che si ritrovi la corretta mentalità, sperando che i recenti pugni nello stomaco non abbiano lasciato strascichi. «I playoff sono certamente una via — prosegue De Biasi — ma nell’ultimo periodo la squadra non ha fatto sfacelli. Ha inanellato risultati positivi e cocenti sconfitte: un andamento troppo altalenante. E appena quattro punti nelle ultime cinque uscite lasciano perplessi. Perdere così, con chi dovrebbe essere una rivale diretta, non lascia presagire nulla di buono, anche perché perché adesso le partite valgono doppio».

E intanto il “Genio” deve fare i conti non soltanto con la contestazione di chi non lo vuole più in panchina, ma anche col proprio futuro: il terreno scotta, a giugno scadranno i due anni di contratto e terminerà l’accordo con la holding di Mansour che, secondo copione, mantiene il silenzio ma monitora con attenzione servendosi della sosta per riflettere sul da farsi. È atteso un segnale o a fine anno potrebbe essere rivoluzione societaria. Ma anche prima. Pazienza che è la virtù dei forti, insomma, ma fino a un certo punto.