Non cantava dopo il gol. Picchiato allo stadio, condannati tre tifosi

L’edizione odierna de “La Gazzetta di Reggio” si sofferma sul tifoso picchiato allo stadio per non aver cantato dopo il gol.

«Non ci speravo, dopo così tanto tempo». Il fornaio di 57 anni, pestato ben sette anni fa durante una partita della Reggiana perché non cantava al gol, ha commentato così la notizia, riferita dal suo avvocato, che i tre tifosi reggiani sono stati condannati per il reato di lesioni aggravate in concorso. Un 54enne è stato condannato a 9 mesi, un 47enne e un 51enne a sette mesi: pena sospesa, visto che si tratta di incensurati, e inferiore alla richiesta del pm che aveva proposto un anno e mezzo.

Comunque una soddisfazione per il fornaio parte civile(all’epoca finito all’ospedale con ferite all’occhio), che si è visto riconoscere una provvisionale di 6mila euro (il suo legale Rossella Zagni ne aveva proposti 9mila), più il pagamento delle spese processuali e il risarcimento danni da quantificare in sede civile. Il fattaccio è accaduto durante il match Reggiana-Lumezzane del 25 gennaio 2016 al Mapei Stadium finita 2-0 per la squadra di casa. Come ricostruito dalla polizia, quel giorno il fornaio era insieme alle figlie e a un’amica di una figlia, sugli spalti. Quando i granata hanno fatto un gol è scoppiato un putiferio sugli spalti: un tifoso da dietro ha tirato la giacca del fornaio più volte per dirgli di cantare, per fare sentire alla squadra l’esultanza. Il 57enne ha reagito, spintonando il tifoso per liberarsi dalla presa; il tifoso lo ha preso a pugni facendolo barcollare e cadere  contro la transenna, dove è stato raggiunto da altri due che lo hanno preso a pugni.

Nel frattempo altri tifosi che hanno assistito alla scena hanno cercato di dividere i tre tifosi dal fornaio, che aveva iniziato a perdere sangue. Il ferito, insieme alle figlie, si era poi diretto verso il bagno dello stadio, dove si era svolta una coda dell’aggressione. Nella precedente udienza il pm ha proposto una condanna di un anno e mezzo per ciascuno dei tre imputati. L’avvocato difensore di questi ultimi, Annalisa Bassi, ha chiesto l’assoluzione o in subordine la riqualificazione del reato in rissa, perché dalle testimonianze sarebbero emerse contraddizioni. Ieri il giudice monocratico Silvia Semprini, nell’aula di tribunale alla presenza dei soli legali, ha sentenziato. «Siamo soddisfatti del risultato ottenuto, giunto a distanza di oltre sette anni di distanza, anche per il contesto nel quale sono avvenuti i fatti di particolare gravità», ha dichiarato l’avvocato Zagni.