Nel Lazio 94 medici positivi al Coronavirus. Speranza: «Protezioni prima ai sanitari»

Antonio Magi, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e odontoiatri, ha comunicato che sono 94 nel Lazio i medici contagiati dal Covid-19. Sono 84 a Roma, 6 a Latina, 2 a Viterbo e 2 a Frosinone. I dati però, afferma nelle parole riportare dall’Ansa, sono «sottostimati e per questo è necessario fare i tamponi a tutti gli operatori sanitari. Non c’è più tempo»., tra ospedalieri, medici di famiglia e del 118. Il dato viene fornito dal sindacato Anaao Assomed Lazio. Alcuni, spiegano, sono ricoverati all’Ospedale Spallanzani, altri sono in isolamento a casa. All’Ospedale Sant’Eugenio di Roma è stato chiuso il reparto di oculistica dopo che 7-8 medici e una decina di infermieri sono risultati positivi. Il fenomeno della crescita dei camici bianchi contagiati, rileva Magi, «è in aumento in tutt’Italia: dal 12 marzo ad oggi siamo passati da 1.116 a oltre 5.280 operatori sanitari infetti. La media dunque è di 400 operatori infetti al giorno con dei picchi giornalieri che hanno raggiunto quota 670». La mancanza di protezioni adeguate, sottolinea, «è la causa principale di contagio tra i sanitari: ogni medico infettato, nei 14 giorni precedenti, ha avuto la probabilità di infettare i pazienti, perché lui stesso non sapeva di essere infetto». Da qui la necessità «di fare i tamponi al personale sanitario. Ne ho parlato con l’assessore regionale alla Sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato – afferma Magi – e lui mi è sembrato favorevole a fare i tamponi su alcune categorie di operatori sanitari, come per esempio quelli che hanno avuto contatti quotidiani con pazienti risultati poi positivi al Coronavirus». Intanto, conclude, «stiamo aspettando la fine di questa settimana, quando credo si concluderà la sperimentazione che sta portando avanti il Policlinico Gemelli di Roma per fornire un test rapido proprio agli operatori sanitari, che potremmo poi estendere a tutti i colleghi. Ci siamo resi disponibili ad intervenire economicamente pur di tutelare i colleghi e ovviamente anche i pazienti». «La priorità nella distribuzione dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) deve andare a medici, infermieri e operatori sanitari». Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza, sottolineando come «grazie al lavoro del commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, e al grande impegno della Protezione Civile e del suo Capo Dipartimento, Angelo Borrelli, sono sempre più cospicui gli acquisti e la produzione di mascherine, dispositivi di protezione e altre attrezzature».