Murawski resiste. Il guerriero di Tedino è già motivatissimo: «Io non scappo. Voglio andare in Serie A con questa squadra»

“«Io non scappo». Confuso tra rancori, mugugni e desideri di nuove avventure che animano i big; contratti quasi a termine, ingaggi alti e insostenibili, compagni che come Rispoli, Struna, Aleesami, Nestorovski, Jajalo, Trajkovski potrebbero lasciare a breve il ritiro, Radoslaw Murawski resiste. E rilancia. Dall’alto di una base solida: la considerazione di Tedino e una scelta personale. Malgrado la B rischi di tenerlo lontano dalla nazionale polacca reduce da un mondiale disastroso e dunque in odore di rinnovamento; la mancata promozione, la partenza di Cionek il suo mentore e amico fidato, le incertezze che si addensano sul futuro e su chi resta, il mediano tuttofare non molla. TANTI BUONI MOTIVI. Ma che cosa lo convince a restare? Dopo il drammatico finale col Frosinone e dopo l’altrettanto tormentato matrimonio con data spostata all’ultimo minuto, per la concomitanza dei playoff («Finito il ritiro, andremo due giorni a Barcellona in viaggio di nozze»), il “condottiero”, come lo chiama, Tedino, spiega in perfetto italiano i motivi della sua decisione controcorrente. «Non resto per il contratto, voglio andare in A col Palermo, è un chiodo fisso, un tormento che non mi lascia. Ci sono rimasto male. Sono ancora legato per due anni, ho l’opzione per il terzo, ma il futuro può attendere. Oggi vedo solo rosa. Per me, è stata una buona annata, senza la ciliegina finale. Ora si riparte da zero, con un’altra scommessa. La nazionale? Anche in B siamo seguiti, Cionek ne è un esempio. La Polonia è stata una delusione per tutti, pensavamo a ben altro traguardo. Questa è la vita, anche il Palermo si aspettava di più. Inutile soffermarsi sulle sconfitte. Prima il Palermo, poi la nazionale. Saranno gli allenatori a giudicarmi. Certo alla Polonia ci penso. Ci sarà un ricambio? Sono pronto». LEADER E CAPITANO. «Ho chiamato Cionek quando ha fatto autogol col Senegal. Non era colpa sua. A lui debbo molto. Mi ha accolto e mi ha fatto ambientare a Palermo. In camera, sono con Szyminski e ieri ho parlato con Dawidowicz. Arriva? Non so, non lo sa. Me lo auguro perché è un bravo calciatore e una bella persona. A Palermo può dare molto». Ha 24 anni e due stagioni fa era capitano del Piast Gliwice. «La mia città, il mio club di sempre dove ho fatto le giovanili, la promozione in A e un 2º posto. Ora c’è anche mio fratello Igor che ha 10 anni e per il quale sono il modello. Un giorno, l’allenatore mi chiese: “Te la senti di indossare la fascia? I tifosi ti vogliono bene, tu li rappresenti, hai amici …”. Gli occhi della città erano su di me. Accettai». Nel Palermo, in una squadra da costruire, Murawski potrebbe ritrovarsi capitano erede di Rispoli e Nestorovski. «Non so, mi sembra, prematuro, c’è gente con più esperienza e conoscenza della lingua. Comunque, il tenico decide e io obbedisco. La mia regola è questa». IL GUERRIERO DI TEDINO. Per Tedino è l’espressione del calcio universale e un giocatore che dal due all’undici può indossare tutte le maglie. Anche se la sua preferita è stata sempre l’8 di Gerrard e Lampard, i suoi idoli, insieme col 5 di Zidane. «Oggi, il mio otto preferito è Kross, il dieci Modric. Sogno da dieci e in campo vivo da otto. Però mi metterei in porta pur di esserci. Ringrazio Tedino. Il mio ruolo preferito? Quello di sacrificarmi per il fantasista, per gli attaccanti, per il bene della squadra. Coronado sapeva che alle sue spalle c’ero io e aveva la testa libera. È questo che mi piace»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” in merito alle parole di Murawski.