Masci, un pilastro del Palermo in A dal 1947 al ‘50. Poi divenne la «bandiera» del Catanzaro

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su un doppio ex della gara del “Ceravolo” tra Catanzaro e Palermo, ovvero Vittorio Masci. Quell’eroe rosanero che fermò il Grande Torino. Un pilastro del Palermo in A dal 1947 al ‘50. Poi divenne la «bandiera» del Catanzaro.

Lunedì il Palermo ricomincia da Catanzaro, dove non ha lasciato ricordi indelebili. Due club vicini ma anche lontani per percorsi calcistici, legati da un nome. Quello del portiere Vittorio Masci – classe 1925, morto nel 2011 – calabrese di Soverato, che è stato prima (dal 1947 al 1950) un pilastro del Palermo in A e poi per dieci anni la «bandiera» del Catanzaro.

A Vittorio Masci sono legati momenti straordinari della storia rosanero, primo tra tutti quello del giorno 6 gennaio 1949, era un giovedì, quando il Palermo pareggiò allo stadio Comunale contro il «Grande Torino». Un pareggio epico, che ebbe il valore di una vittoria. Per la forza degli avversari, per il modo con cui arrivò, al culmine di una rimonta che sembrava impossibile e per le proibitive condizioni in cui si giocò gran parte della gara. Sotto una pioggia battente.

Il «Grande Torino» dominava da anni il campionato italiano e dava
alla nazionale azzurra dieci calciatori su undici. In quel giorno dell’Epifania arrivò a Palermo secondo in classifica, ma aveva una partita da recuperare. Palermo era una città ancora sfigurata dalla guerra, chi aveva avuto la casa distrutta era in fila per i contributi statali, in quei giorni il presidente della Regione Alessi s’era appena dimesso e sarebbe stato sostituito da Franco Restivo.

A tenere alto il morale dei palermitani la promozione in A dei rosanero, allenati da Giovanni Varglien. E quel primo torneo di A del Dopoguerra non stava andando male, la squadra stazionava a centroclassifica nonostante i fans rimproverassero al presidente Guazzardella la fragilità dell’attacco, affidato principalmente alla vena di Pavesi. Quando nell’ultima partita del girone di andata alla «Favorita» arrivò il Grande Torino la città fu presa da una «febbre» incontrollabile e tutti i quarantamila biglietti (lo stadio era stato da poco ristrutturato) furono venduti, con conseguente record d’incasso. Il Torino aveva mostrato qualche leggero segnale di flessione, i «mostri» Gabetto e Mazzola avevano già 32 anni, la squadra granata dominava ancora grazie alle formidabili prestazioni di Ballarin, Castigliano e Rigamonti ma non sembrava più imbattibile, benché l’anno prima avesse vinto il campionato con sedici punti di vantaggio sul Milan. Il Torino fu accolto a Palermo in modo trionfale. Alloggiò all’Hotel delle Palme, dove centinaia di tifosi sostarono per ore in cerca di un autografo. Il giorno della partita lo stadio aprì i cancelli alle 9 del mattino e già un’ora prima della gara gli spalti erano stracolmi.