Lettera di un veneziano tifoso del Palermo a Zamparini

Vi proponiamo una lettera pubblicata dalla pagina Facebook “Universo Anti Catania”, scritta da un veneziano tifoso del Palermo e rivolta al presidente Maurizio Zamparini:

“”Presidente”,

non scrivo “caro” perchè questo aggettivo e lei non potete andare nella stessa frase per quanto mi riguarda. Sono schietto, sincero non suono il violino. Le scrivo dal Veneto perché sono veneziano, non siciliano, palermitano o di Mondello: sono un “polentone” come lei che vive fra la nebbia della pianura Padana.
Ma capisco di calcio e tifo Palermo. Sì, ha capito bene, tifo Palermo.
Sinceramente. Mi sono avvicinato al Palermo, al suo primo Palermo, quello della Serie B con Toni e Zauli (giocatore sontuoso, il mio preferito), a quella macchina da guerra che incantava per gioco, passione e progetto tecnico: una squadra che seminava entusiasmo e raccoglieva complimenti, anche da qui, anche da Venezia. Da amante del calcio m’innamorai letteralmente di quel Palermo, di quel gioco e piano piano m’innamorai di quei colori, del rosa e del nero e senza accorgermene non ero più solo uno spettatore appassionato: ero diventato un tifoso, un tifoso del Palermo.
Pazzesco vero? Che c’azzecca un veneziano col Palermo? Invece eccomi qui, ancora qui a tifare Palermo, o meglio, a tifare quello che ne è rimasto e cioè il rosa ed il nero.
Sì “Presidente” perché forse quella squadra non si chiama nemmeno più Palermo, sarebbe più consono parlare di “Zamparinese”, di “Mercatone Z”. Se lo ricorda il suo Mercatone “Presidente”? Ecco il Palermo è diventato una succursale, una specie di ipermercato all’ingrosso per le squadre che hanno un minimo di progettualità e voglia di far combaciare la realtà sportiva con quella economico-finanziaria, anche un Frosinone, un Carpi ci danno lezioni sotto ogni aspetto perché col poco che hanno a disposizione provano a fare calcio, provano a salvarsi, provano quando lei invece ha ridimensionato il Palermo (che a suo dire non vede suoi investimenti da almeno quattro o cinque anni) ad una squadra di bassa classifica nonostante incassi dalle cessioni che un Frosinone, un’Atalanta, un Chievo forse riescono a metter insieme in anni.
Capisco che voglia abbassare i costi di gestione visto che le epurazioni di Rigoni e Maresca vanno lette in questo senso, visto che Sorrentino non rinnoverà (a proposito, ci risparmia il teatrino? Grazie), visto che nonostante i quaranta milioni, a spanne, guadagnati dal Palermo in estate ci ritroviamo a latitare in una Serie A che per qualità è un torneo in cui è più difficile fare male e retrocedere che far una dignitosa figura.
Ho scritto “Palermo” in grassetto perché lei è solo l’intestatario del Palermo, non è un Presidente, un investitore: lei è quello che ha portato Palermo nel calcio che conta e che riporta Palermo nel dimenticatoio da cui l’ha preso. Era riuscito a creare entusiasmo, tifosi, ora sta creando disaffezione, lontananza. Ma d’altronde il centro commerciale l’ha fatto, giusto “Presidente”? Si perché se oggi il Palermo lotta con le squadre di Lega Pro e Serie B per acquisire calciatori, se oggi dobbiamo fare cessioni da trenta milioni di euro ogni anno per “sopravvivere” (come dice lei) visto che un Chievo non le fa, un’Atalanta non le fa, se oggi tifiamo una squadra che esonera un allenatore alle sei del pomeriggio, ne chiama uno alle sette, lo esonera alle sette e mezza e richiama il primo alle otto lo dobbiamo a lei. E’ lei che ci permette di poterci vantare di tutto ciò e c’è d’andarne fieri, vero “Presidente”?
Non le chiedo perchè il Palermo venga rifiutato da Viviani, da Defrel, da Gnahorè, da Araujo, da Calleri. Non le chiedo “dove sono i dodici milioni di euro che doveva spendere per l’attaccante in estate?”. Non le chiedo nemmeno dove sono i soldi della cessione di Paulo Dybala. Non le chiedo nemmeno perchè sta smobilitando la squadra. Non le chiedo perché vuole far retrocedere il Palermo e Palermo.
Sa perché non glielo chiedo? Perchè sono veneziano e la conosco bene, benissimo. Perché ricordo i ritornelli dello stadio che voleva fare nella Città lagunare, perché ricordo i proclami della “squadra più forte di sempre”, perché so che per lei il calcio è un passepartout per mercanteggiare un investimento: una chiave per inserirsi nel tessuto sociale di una realtà cittadina come lo era il veneziano allora, come lo era ed è Palermo oggi.
Vuole retrocedere? Bene, si retroceda perché la sua squadra è scarsa, priva di contenuti tecnici, professionali e soprattutto umani: un’accozzaglia di ragazzini pescati chissà dove senza criterio da sedicenti agenti che giocano a fare i Raiola dell’Est il tutto inserito in tessuto dirigenziale di signorsì che col calcio c’entrano quanto lei e l’etica. Non le nascondo l’invidia, da persona che di calcio ne capisce, per progetti tecnici che si basano sullo scouting di qualità, sugli investimenti oculati, sulla voglia di fare sport, di fare calcio.
Sì “Presidente” perché a lei non si chiede lo Scudetto, la Champions o l’Europa League anche se lei s’è sempre riempito la bocca con questa parole, a lei non le si chiedono Messi o Ronaldo, si chiede, anzi, personalmente esigo, che il Palermo faccia il Palermo, che il Palermo reciti un ruolo consono alle sue possibilità economiche. Perché non valiamo meno di un Chievo, di un Carpi o di un’Atalanta, o meglio, non è possibile lottare per non retrocedere (e retrocedere) con dieci volte le finanze di Frosinone e Carpi. C’è qualcosa che non torna e non serve essere un economista per capirlo.
Lei dirà “Tu non esigi un bel niente”. Tre anni fa disse ad un tifoso “Palermo ed i palermitani non avranno mai i soldi che ho investito”. Io invece esigo perché sono una goccia in quel mare che si chiama “bacino d’utenza” che le permette di guadagnare 40 milioni di euro in diritti TV ogni anno, anche miei. Esigo perchè sono un abbonato alla pay-tv e perchè nel Palermo lei usa anche i miei soldi. Esigo perché credo che nella vita, nel lavoro, nei rapporti ci voglia dignità, dignità anche nel tifare, dignità nel chiederle la cortesia di dire, chiaro e tondo “Voglio retrocedere e disfarmi del Palermo”, dignità nel chiederle di smettere di parlare d’investitori, del fatto che ha dato mandato a società, agenti o supereroi, di trovare acquirenti, soci da far entrare nel Palermo, dignità nel chiedere al Palermo di fare il Palermo. Non chiedo a lei d’investire soldi suoi, chiedo al Palermo di recitare la sua parte in maniera consona a quelle che sono le sue potenzialità.
Non le chiedo altro perché se le chiedessi di comportarsi in proporzione a quanto lei ha avuto da Palermo e dai palermitani le chiederei veramente Messi o Ronaldo e lei non potrà mai restituire quanto Palermo le ha dato.

Chiedo troppo?

Francesco da Venezia”