Le parate, le lacrime, il giro di campo e poi l’addio: Stefano Sorrentino saluta il Palermo

“O Capitano, mio Capitano!”, recita la celebre frase del poeta Walt Whitman, poi ripresa nel film “L’attimo fuggente” con Robin Williams, diventandone un’icona. Una frase, questa, che potrebbe essere resa iconica anche in un altro film, il film della travagliata stagione rosanero 2015/2016. Una stagione drammatica, come si addice ad un vero film d’autore, terminata sì con il lieto fine (che è comunque arrivato pochi istanti prima dei titoli di coda), ma fondamentalmente articolatasi in lunghi momenti di buio, di paura, in cui l’obiettivo della salvezza era diventato quasi un’utopia. Un film thriller, direbbero i critici cinematografici, se non addirittura un horror. Un film che i tifosi hanno vissuto con ansia, con paura, gridando la frase di Whitman nei momenti più difficili. “O Capitano, mio Capitano!”. E lui, il Capitano, ha sempre risposto presente: non lo ha fatto solo sul campo, con le sue parate risultate spesso decisive al termine di ogni partita, ma anche fuori, parlando sempre a nome della squadra, rincuorando i compagni, prendendo per mano i più giovani, spronando i più esperti, caricandosi sulle spalle, spesso da solo, tutto il peso della squadra.

Stefano Sorrentino ed il Palermo, un amore nato a gennaio 2013, durante una stagione se possibile ancora più travagliata di quella appena conclusa: in molti ricorderanno quel Cagliari-Palermo in cui il portierone difese per la prima volta la porta siciliana, quelle parate a volte ai limiti dell’impossibile che fecero immediatamente innamorare i tifosi, abituati ancora agli interventi spesso fuori luogo dell’inesperto Ujkani. La stagione 2013 si concluse con un’amara retrocessione, sancita anche da qualche errore proprio di Sorrentino, che però decise di rimanere per riscattare sé stesso e l’intera piazza. Sappiamo poi tutti come è andata: il record di punti in Serie B, lo sfavillante Palermo della passata stagione e, dulcis in fundo, la miracolosa salvezza di quest’anno sono da attribuirsi per gran parte anche al portiere di Cava de’ Tirreni, capitano ufficialmente dall’anno scorso dopo la partenza di Barreto, ma ufficiosamente dal primo istante in cui ha indossato i guantoni rosanero.

Domenica Sorrentino ha difeso la porta del Palermo per l’ultima volta, nell’ultima partita di una stagione che, nel bene e nel male, lo ha visto ancora una volta protagonista assoluto di questa squadra. Abbiamo visto Sorrentino guidare l’anarchia della squadra proprio un girone fa, quando le sue parole spinsero la società all’esonero di Davide Ballardini. Lo abbiamo visto stringere i pugni e i denti, urlare come un pazzo con la solita grinta per incitare la squadra subito dopo una delle sue parate al limite dell’impossibile, caricare i compagni nel bene e nel male, come un vero capitano. Lo abbiamo visto anche tornare sui suoi passi, nella riappacificazione con lo stesso Ballardini che ha di fatto posto le fondamenta per la salvezza. E domenica Sorrentino ha dimostrato ancora una volta le sue qualità, spingendo sul palo le conclusioni di Pazzini e Ionita, esultando come un vero tifoso ad ogni gol e al triplice fischio finale. «Voglio ringraziare i giornalisti sportivi e in generale tutti coloro che hanno sputato m***a su di noi, dandoci così la forza di salvarci» ha detto il portiere al termine del match contro il Verona, aggiungendo poi un pensiero sul suo futuro: «Ho già deciso cosa farò, renderò pubblica la mia decisione in settimana».

L’ultimo atto di Sorrentino con la maglia del Palermo si è concluso così, con un urlo liberatorio, l’abbraccio collettivo con la squadra e poi il giro di campo finale, per salutare con le lacrime agli occhi i tifosi palermitani, che hanno sperato fino all’ultimo in un suo rinnovo del contratto. Già, il contratto di Sorrentino, ennesima vicenda della travagliata stagione, che ha visto il portiere e la dirigenza rosanero avvicinarsi, poi allontanarsi, poi di nuovo riavvicinarsi, il tutto senza però raggiungere mai l’intesa decisiva. «Ne riparleremo con tranquillità a fine anno, in attesa di capire se il Palermo riuscirà a salvarsi o meno» era stata la conclusione sia del ds Manuel Gerolin che di Federico Pastorello, agente del portiere. Poche ore fa, a salvezza raggiunta, la notizia: Sorrentino non rinnoverà e tornerà al Chievo, squadra in cui aveva militato dal 2008 al 2013, prima di passare proprio in rosanero. L’intesa con il club veronese, secondo il noto esperto di mercato Gianluca Di Marzio (figlio di Gianni, consigliere di Zamparini), è stata raggiunta già il 30 aprile. Una notizia già nell’aria da molto tempo, da quando era stato rifiutato il rinnovo del contratto con cifre minori di quelle attuali, da quando Sorrentino aveva fatto capire che la sua volontà era quella di continuare a giocare almeno fino ai quarant’anni, politica ben diversa da quella generalmente adottata dal presidente Maurizio Zamparini, che punta sempre ai giocatori più giovani. Proprio per questo motivo, dal 2013 ad oggi, non è passata sessione di mercato senza che Sorrentino non sembrasse ad un passo dall’addio; alla fine poi è sempre rimasto, benché si rispettassero le sue condizioni: «Se deve essere solo per fare da chioccia ai giovani preferisco non restare, io voglio essere protagonista» ha sempre detto Sorrentino. Già, protagonista: dalle urla di incoraggiamento ai rimproveri nei confronti di chi sembra non impegnarsi sul campo, dall’imitazione dell’esultanza di Hernandez nel 2013 al litigio con Ballardini, non sembra esserci parola migliore per racchiudere tutta l’essenza di Stefano “Occhio di tigre” Sorrentino.

Protagonista nel bene e nel male, sempre con quello sguardo di sfida, sempre con l’atteggiamento di un vero capitano. “O Capitano, mio Capitano”, hanno gridato gli studenti a Robin Williams al momento del suo addio, quando si sentivano più vulnerabili e fragili. “O Capitano, mio Capitano” non possiamo fare a meno di gridare noi adesso, nel vedere un elemento così importante andare via. Manca ancora l’ufficialità, ma sembra essere davvero giunta alla fine l’avventura di Sorrentino a Palermo: un uomo che nessun tifoso rosa potrà fare a meno di ringraziare per umiltà, voglia di vincere, spirito di sacrificio e di abnegazione. E naturalmente per le incredibili parate che, a 37 anni, lo rendono ancora uno dei portieri più forti di tutta la serie A.