Lacrime milionarie, via tra emozioni e soldoni: il pianto della Pulce, l’astuzia di Romelu, il grazie un po’ studiato di Gigio

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul modo di dire addio dei calciatori alle proprie squadre, prendendo tre esempi di addii di questa estate.

Le lacrime di Messi, l’astuzia di Lukaku, il compitino di Donnarumma. Tre modi differenti di dire addio, di andarsene da una squadra in cui si è cresciuti e si è diventati fenomeni nei rispettivi ruoli.  L’arte di lasciare declinata in vari modi, con un’avvertenza: non parliamo di migranti mossi dalla fame o dall’istinto di sopravvivenza, ma di sportivi plurimilionari, attesi da contratti inimmaginabili per la gente comune. Le tragedie sono altre e altrove.

Uno: la commozione – Crediamo alla buonafede delle lacrime di Leo Messi.  Nulla di artificiale, ma è impossibile non guardare al punto di caduta. Messi sta per atterrare sul pianeta Paris Saint-Germain, lo aspetta un contratto da poco meno di 20 milioni di euro a stagione, niente male per un 34enne.

Due: io vorrei, ma… Sorridente, carico, motivato: il 26 luglio Romelu Lukaku ritorna alla Pinetina e così viene descritto dai media. Fioccano le fotografie con il nuovo allenatore Simone Inzaghi: volti sorridenti, sguardi d’intesa.

Tre: arrivederci e grazie Gigio Donnarumma ha 22 anni, è poco più di un ragazzo. Il suo distacco dal Milan è stato un lungo addio, reso tale dal tormentone del mancato rinnovo contrattuale. Non ha deciso di lui di andarsene, è stato il suo procuratore Mino Raiola a non accontentarsi delle offerte di Ivan Gazidis e Paolo Maldini e a recapitarlo al Psg a parametro zero. Raiola e il suo staff hanno gestito con asciuttezza la separazione.