La Stampa: “L’uomo della profezia in tv sulla cattura di Messina Denaro: «Confermo la trattativa, non si pentirà»”

L’edizione odierna de “La Stampa” si sofferma sull’uomo intervistato in Tv da Massimo Giletti che a novembre aveva rilasciato alcune dichiarazioni profetiche sull’arresto di Matteo Messina Denaro.

È novembre del 2022, alla trasmissione «Non è l’Arena» un signore grassoccio, con i capelli grigi retti all’indietro dagli occhiali da sole, una camicia azzurra e le bretelle a rombi, dice qualcosa che non può passare inosservato. Parla dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, già reggenti del mandamento di Ciaculli-Brancaccio, oggi rinchiusi in carcere in regime di 41 bis: «L’unica sua speranza (dei Graviano), e me lo auguro anche io per loro, è che venga abrogato l’ergastolo ostativo e che comincino a godersi la famiglia, i figli. E magari chi lo sa che avremo un regalino. Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato, che faccia una trattativa lui stesso per consegnarsi e fare un arresto clamoroso, e magari arrestando lui esce qualcuno che ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore… Sarebbe un fiore all’occhiello», dice. A parlare è Salvatore Baiardo, fiancheggiatore dei boss di Cosa Nostra, personaggio misterioso e oscuro. Due mesi dopo, lunedì scorso, Messina Denaro è arrestato a Palermo. Era malato da due anni e mezzo per via di un tumore aggressivo al colon. Le parole di Baiardo diventano una «profezia». Fanno il giro del web. Nino Di Matteo, consigliere togato del Csm, non è convintissimo alle capacità divinatorie dell’uomo già prestanome dei Graviano e sostiene che la vicenda «meriterebbe approfondimenti». Aggiunge: «È difficile credere che dichiarazioni così nette, precise e insinuanti siano state fatte senza il loro consenso, o senza addirittura un loro mandato».

Intanto però Baiardo è diventato una sorta di personaggio difficilissimo da avvicinare.  Di lui – va detto – fonti investigative e inquirenti di provata credibilità sottolineano l’inaffidabilità. Ora, alla domanda se davvero presume (come detto a La7) che ci sia stata una trattativa che abbia condotto all’arresto dell’ex latitante, risponde che «se l’ho detto in quella trasmissione è perché ne ero più che convinto». E se questa (per lui) asserita interlocuzione sia stata solitaria o meno, aggiunge: «Penso che quando si fa una trattativa ci sono sempre più persone (che prendono parte alla stessa, ndr)». Secondo Baiardo, Matteo Messina Denaro, fin dalla scoperta della malattia, avvenuta il 17 novembre 2020 con la diagnosi di tumore invasivo al colon fatta dai medici dell’ospedale di Mazara del Vallo, «credo si sia sempre curato a Palermo».  Niente viaggi lontano dal suo feudo nel trapanese, insomma, in cliniche del Nord o all’estero. Se ancora tra i Graviano vadano cercati i nuovi riferimenti apicali di Cosa Nostra, smentisce: «Non credo, anche perché Graviano si era trasferito al Nord proprio per cambiare vita». E poi, sull’imprendibilità per 30 anni del capo della mafia trapanese e su come questo sia stato possibile, sottolinea che «come avevo già detto per Graviano, affinché ciò avvenga sono necessarie complicità a largo raggio, a 360 gradi». Infine giudica praticamente impossibile l’eventualità che Messina Denaro possa pentirsi: «Non credo proprio che lo farà mai».

Ora, per dovere di cronaca, alcune cose vanno specificate. A partire dal fatto che Baiardo, già complice dei Graviano, favoreggiatore della loro latitanza e – per capirci – uomo che ha scarso credito nei palazzi in cui si amministra la giustizia, ha sempre cercato di tirare fuori i fratelli delle stragi del ‘92 e anche da altre accuse, ad esempio la partecipazione a quella stagione di attacco frontale allo Stato: «Erano in Piemonte – ha ripetuto spesso in passato anche al processo ‘Ndrangheta stragista – e non a Palermo». Baiardo, ex gelataio a Omegna sul lago d’Orta, ora residente in Lombardia in località imprecisata, ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento dei Graviano. Era stato il primo a raccontare alla Dia che i fratelli Graviano erano stati latitanti nella zona di Omegna. Recentemente, a «Report», aveva rivelato anche dei presunti contatti fra i due boss palermitani (i Graviano) con Marcello Dell’Utri e presunti incontri con Silvio Berlusconi. Stasera tornerà a parlare a «Non è L’Arena». Alcuni suoi verbali, rilasciati alla Dia di Firenze, che intanto sugli attentati del 1993 ha riaperto l’inchiesta, sono secretati.