La Repubblica: “Novellino: «Ora si fa come dico io». Parole durissime del tecnico nei confronti della squadra: «Sono un allenatore, non un assistente sociale»”

«Si torna a giocare a modo mio. Come piace a me». Walter Novellino alza la voce e questa sera contro la Lazio promette un Palermo tutto nuovo. Una squadra diversa dal punto di vista tattico, ma diversa soprattutto dal punto di vista caratteriale. Una formazione che sia lontano parente di quella brutta, svogliata e senza nerbo vista domenica scorsa a Verona contro il Chievo. «La mia storia è con il 4-4-2 – spiega l’allenatore del Palermo – Prima non potevo giocare in questo modo perché mancavano gli uomini che saltassero l’avversario. Adesso, invece, metterò in campo la squadra che più mi piace anche se parlare di moduli e di numeri ormai lascia il tempo che trova». Sin qui la rivoluzione tattica. Insieme a questa c’è anche la rivoluzione delle motivazioni o, per usare una frase usata da Novellino nel dopo gara di Verona e ripetuta prima della sfida con la Lazio, delle palle. «A Verona  non mi è piaciuto l’approccio alla gara della squadra. Quello non era il mio Palermo. Ce lo hanno detto a ragione anche i nostri tifosi: le partite si possono perdere, ma con un atteggiamento diverso. Le chiacchiere adesso stanno a zero. Io sono qui per salvare il Palermo e tutto il resto non m’interessa». Quindi modulo e uomini diversi. Un 4-4-2 con Sorrentino in porta, Vitiello e Pezzella esterni di difesa, Gonzalez e Andelkovic centrali. A centrocampo Morganella e Lazaar larghi, Hiljemark e Jajalo in mezzo. In avanti Gilardino e Quaison. «Il presidente mi ha detto che contro il Chievo ha visto la mia peggiore partita da quando mi conosce – dice Novellino – Ha ragione se si riferisce all’atteggiamento della squadra. Io non credo che i ragazzi non abbiano capito in quale situazione siamo. Se pensassi una cosa del genere sarei un pazzo. Noi ci dobbiamo salvare ma con un atteggiamento diverso. Dobbiamo fare una grande partita con uomini che vogliono il risultato a tutti i costi». Insomma, Novellino ha scelto di andare dritto per la sua strada senza più guardare in faccia nessuno. Una decisione presa nell’immediatezza della sconfitta contro il Chievo e portata avanti con determinazione per tutta la settimana nella quale ha preparato la sua rivoluzione. Resta fuori gente come Struna, Trajkovski, Brugman. Tutti elementi che hanno deluso e soprattutto non hanno tirato fuori quella cattiveria agonistica che Novellino ha invece chiesto sin dal suo esordio sulla panchina rosanero. «Io sono un allenatore – dice Novellino – Non sono un assistente sociale». Parole durissime che sottintendo che il tecnico rosanero si è stufato di un certo andamento delle cose che, tra l’altro, ha messo in discussione il suo rapporto con Zamparini. Novellino, a meno di un risultato clamorosamente negativo, non si gioca la panchina, ma si gioca molto delle possibilità di salvezza del Palermo. «Non sono uno sprovveduto – dice – So di avere fatto un punto in tre partite, ma io sono qui per vincere le partite e salvare il Palermo». E se qualcun non avesse chiaro il concetto, il tecnico lo ribadisce con ancora maggiore forza quando ricorda che Simone Inzaghi, che oggi esordisce sulla panchina della Lazio, è stato un suo giocatore all’epoca della Sampdoria. «Quell’anno arrivammo quinti – dice Novellino – Era una squadra meno forte di quella che alleno adesso, ma aveva più palle». Un Novellino alla vigilia sicuramente carico. L’auspicio dei tifosi rosanero che anche in settimana hanno fatto sentore la loro voce a Boccadifalco, è che lo sia anche questa sera e con lui tutta la squadra. Una squadra che dovrà fare a meno di Vazquez e che affronta una Lazio dal dente avvelenato”. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “La Repubblica”.