Il piano Gravina: «E’ la stagione della rinascita. Ma servono unità, aiuti e riforme»

L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Gabriele Gravina, presidente della FIGC:

«Il tempo di festeggiare è finito anche se l’ebbrezza e la soddisfazione per la riuscita di un progetto straordinario restano. Gli effetti di questo Europeo li vivremo per parecchio tempo. La vittoria è stata il coronamento di tre anni di lavoro in cui abbiamo gettato le basi di questo rinascimento azzurro. Alla gioia del risultato sportivo si è unita quella di aver regalato emozioni indescrivibili a milioni di italiani che venivano da un anno e mezzo di estrema difficoltà a causa della pandemia. Aver appagato il loro bisogno di felicità, sorrisi e ritorno alla normalità è stato per tutti noi impagabile. Poter esultare al fianco del Presidente della Repubblica rappresenta per me la fotografia dell’impatto del calcio nel nostro Paese. Abbiamo il dovere di salvaguardarlo attraverso una sana gestione del movimento».
«La nostra vittoria ha dato una spinta positiva a tutte le altre discipline a Tokyo. Vanno fatti i complimenti al Coni, al presidente Malagò, agli atleti medagliati e non. I successi raggiunti dall’Italia dimostrano due cose: che lo sport è uno dei settori che funziona meglio e va sostenuto per quello che merita e che quando gli italiani fanno sistema sono capaci di imprese straordinarie, contribuendo a rendere il nostro Paese più forte e credibile anche a livello internazionale. Non abbiamo messo in mostra solo le nostre qualità sul campo, ma anche i nostri valori attraverso messaggi sempre positivi. Questo deve essere un segnale per la nostra dirigenza sportiva e per i nostri club. Dobbiamo sentire la responsabilità che ci viene affidata, avere un approccio più lungimirante legato ad un ruolo di servizio, con meno personalismi e interessi di parte. Il calcio non è attività solo di singoli proprietari di società o di una Federazione, ma appartiene alla collettività. C’è un aspetto emozionale, sociale, culturale che non va mai dimenticato. Finiamola con le divisioni tra Coni e Sport e Salute, tra diverse Federazioni, tra i club all’interno della Lega e ci aggiungo anche le divisioni all’interno del mio consiglio federale. Cerchiamo compattezza e facciamo Sistema».
«Usciamo da una fase durissima acuita dal Covid. I club sono stati sottoposti a sforzi che hanno messo a rischio la loro sopravvivenza e quella dell’intero sistema. I primi segnali di contenimento dei costi stanno arrivando, ora dobbiamo aumentare i ricavi. Ma servirebbe un aiuto. Abbiamo mostrato al governo che per ogni euro di contributo ne restituiamo 17,3 con evidenti benefici sul Pil. Il calcio professionistico negli ultimi 13 anni ha dato un contributo fiscale e previdenziale di circa 14 miliardi di euro. Chiediamo un aiuto che non è una contribuzione, ma il permettere di intraprendere un percorso progettuale di risanamento e l’applicazione di un piano industriale. Servirebbe un supporto operativo di rateizzazione e una riapertura per quanto riguarda l’attività legata al betting e al credito di imposta come è stato riconosciuto ai settori del mondo della cultura. Così il calcio potrà uscire da questo momento di difficoltà, a condizione di essere altrettanto bravi a portare modifiche strutturali, a partire dalla riforma dei campionati».