Il Palermo dello sceicco punta sul manager Gardini. Tacopina lo voleva a Catania, la sua carriera

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su quello che potrebbe essere il futuro dirigente del Palermo con l’avvento degli investitori del City Group. Ovvero Giovanni Gardini. Il quotidiano ripercorre la carriera di quello che potrebbe diventare il nuovo dg rosanero.

I nomi degli emissari di City Football Group ormai hanno un volto, dopo un pranzo con il presidente Mirri a Mondello e la partita con la Triestina vista allo stadio. Hanno fatto parecchie domande sulla storia del Palermo, sul settore giovanile e hanno visitato il possibile nuovo centro sportivo (fondamentale per la holding) che dovrebbe sorgere a Torretta. Tra loro, oltre all’ex attaccante inglese dell’Arsenal Brian Marwood, delegato a trattare per conto dello sceicco Mansour, c’era anche Giovanni Gardini. Nato a Lon[1]dra, quest’ultimo, ha sviluppato una carriera dirigenziale in Italia, dove è stato ex direttore generale, tra gli altri, di Inter, Lazio e Verona.

Adesso è candidato a entrare nel prossimo organigramma del club di viale del Fante, da cui potrebbero uscire, con l’ingresso della nuova proprietà, figure quali l’amministratore delegato Sagramola e il direttore sportivo Castagnini. Un cambiamento appare inevitabile, perché la holding che controlla il Manchester City e altri nove club nel mondo acquisirebbe una quota di maggioranza (80 per cento) mentre Mirri manterrebbe quella di minoranza, oltre a un ruolo nella società rosanero, in quanto la filosofia di City Group è mettere al vertice dei propri club chi già conosce il territorio. Ma, allo stesso tempo, è chiaro che la holding inserirebbe dei propri uomini all’interno della dirigenza.

Tra questi, proprio Gardini, 58 anni, che era già stato vicino allo sbarco in Sicilia in passato. Di lui parlò Joe Tacopina a fine 2020: quando c’era nell’aria una sua possibile acquisizione del Catania, l’americano era intenzionato a nominarlo amministratore delegato. All’Inter, invece, Gardini arrivò nel 2016 durante la fine dell’era Thohir occupandosi di relazioni istituzionali, trasferimenti di giocatori e supervisione della segreteria sportiva. In nerazzurro il suo compito era dunque curare in particolare i rapporti con la Lega Calcio, gli sponsor, ma anche interessarsi degli aspetti commerciale e della gestione dei diritti tv. Poi diventò direttore operativo, supervisionando prima squadra e settore giovanile. Prima dell’Inter, dove rimase fino al 2019 con le perdite di bilancio che si ridussero di alcuni milioni, era stato direttore generale del Verona (dal 2012 con promozione in serie A, tra utili e perdite, fino alla retrocessione nel 2016), stesso ruolo occupato nel Livorno (una fase complicata sotto la gestione Spinelli, che da migliore bilancio della A attraverso le plusvalenze passò poi a un rosso di 8 milioni nel 2011), nel Padova e nel Treviso, dove iniziò la sua carriera da dirigente.