Gds: “Palermo Cocaina e crack per lo «sballo». I pusher avevano i turni di lavoro”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” ha condotto un’inchiesta molto ampia che riguarda lo spaccio di cocaina sull’asse Palermo e Roma e che coinvolge anche alcuni vip.

Fiumi di cocaina sull’asse Palermo-Roma ma anche da Reggio Calabria e Spagna, carichi blindati da una coppia di fratelli che trattavano direttamente acquisti e divisioni sul territorio. E, se era il caso, smussando anche malcontenti e tentativi di scalata della manovalanza. I carabinieri hanno smantellato l’ennesima organizzazione dedita al traffico di droga e anche di armi che operava alla Vucciria. Dieci in tutto le persone finite nella rete degli inquirenti, 8 in carcere, una ai domiciliari e un’altra invece con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I capi dell’organizzazione. Capi indiscussi, secondo quanto ricostruito dalla Procura sulla base delle indagini, i fratelli Leonardo e Giovan Battista Marino, rispettivamente di 34 e 50 anni, che avrebbero praticamente gestito tutto il traffico di droga e anche le armi. Un’ondata di polvere bianca con al seguito anche tanti soldi e la possibilità in alcuni casi anche di pagare a rate il dovuto. Ma per chi non saldava erano guai, con pestaggi in alcuni casi estremamente violenti. In carcere con i due fratelli Luigi Abbate, 28 anni, Francesco Lo Gelfo, 28 anni, Gaetano Sorrentino, 31 anni, Vincenzo Di Giovanni, 25 anni, Salvatore Sammartino, 57 anni, Pietro Presti, 30 anni. Agli arresti domiciliari è andato Maurizio Fecarotta 47 anni, obbligo di presentazione invece per Teresa La Mantia, 25 anni.

In odor di mafia. Le indagini costituiscono il proseguimento dell’operazione Porta dei Greci del 2022 ed hanno interessato l’area del centro storico ricadente nel contesto territoriale del mandamento mafioso di Porta Nuova. La droga avrebbe trovato quindi il suo epicentro dello smercio proprio nel cuore della movida. Secondo quanto avallato in questa inchiesta anche dal Gip  Walter Turturici, esiste un’associazione per delinquere dedita al traffico e allo spaccio di crack e cocaina. Gli investigatori hanno accertato che al vertice del sodalizio ci sono persone contigue al mandamento mafioso di Porta Nuova, che si occupavano di importare in città, tramite diversificati canali di rifornimento, partite di narcotici da immettere nelle piazze di spaccio. Gli arresti si sono sviluppati tra il capoluogo e a Lanciano, in provincia di Chieti.

Non sapendo di essere intercettati, pure all’interno dell’auto, si scambiavano impressioni a ruota libera facendo anche i nomi dei vip, in particolare quello di Valeria Marini, una delle showgirl più amate e conosciute del mondo dello spettacolo. Nelle carte dell’inchiesta è finita anche l’attrice che – secondo i fratelli Leonardo e Giovan Battista Marino, entrambi raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa ieri dal Gip Walter Turturici – sarebbe stata uno dei clienti della Roma-bene, riforniti dai pusher della Vucciria, in affari con alcuni esponenti della criminalità organizzata della Capitale grazie a un intermediario.

Nel 2019 sarebbe stato proprio quest’ultimo a raccontare delle sue presunte «entrature» importanti nel jet set all’ombra del Cupolone: «Io me ne sono pentito che me ne sono andato da Roma – diceva Giovan Battista Marino, detto Giovanni, rivolgendosi al fratello, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta -. Mi credi? Perché non l’ho trovato. Mi ha ritrovato lui. Se no non me ne sarei andato più da qua. Non scendevo a Palermo. Lui a livello Valeria Marini, perché è pure intricato nella Roma bene. A lui ci piace, è malato delle cose. Capito? Roma bene. Dice: ci ho salito 8 a Valeria Marini. Vive quel mondo». Dove 8, secondo il linguaggio criptico utilizzato dai trafficanti, significava le dosi che dalla Sicilia avrebbero portato alla soubrette fino a Roma. L’aver tirato in ballo uno dei volti più noti della televisione potrebbe essere stata una millanteria, non lo era invece il business che i Marino volevano mettere in campo con «gente all’antica e seria» ma anche «pericolosa», come era appunto indicato il loro contatto romano con il quale stavano discutendo per l’acquisto di droga, in particolare di cocaina.