Gds: “Miccoli è in carcere a Rovigo: «Pago per ciò che non ho fatto». La speranza è quella di ottenere gli arresti domiciliari”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla vicenda riguardante l’arresto di Fabrizio Miccoli.

«È un uomo distrutto», dice l’avvocato a proposito di Fabrizio Miccoli. L’ex bandiera del Palermo, campione di Juventus e Fiorentina, si è presentato ieri mattina nel carcere di Rovigo, struttura inaugurata da pochi anni, per scontare la condanna definitiva che gli ha inflitto la Cassazione. Si è detto «deluso e amareggiato», ha riferito il legale, convinto di «pagare per qualcosa che non ho commesso». Deve scontare tre anni e sei mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso, una pena rimediata tra l’altro al termine del rito abbreviato e con le attenuanti generiche concesse dal giudice, relative al buon comportamento processuale e alla sua fedina penale immacolata.

Tutte cose che però non sono riuscite ad evitargli la cella al termine di un processo che la procura di Palermo aveva chiesto di non fare. Secondo gli inquirenti non c’erano gli estremi per mandarlo a giudizio ma il giudice per le indagini preliminari si oppose, fino ad arrivare all’imputazione coatta. E così per l’ex capitano rosanero è iniziato il procedimento nel quale sono emerse le sue responsabilità (sempre negate dall’imputato) a proposito di una somma, circa 12 mila euro, da restituire ad uno dei soci della discoteca «Paparazzi» di Isola delle Femmine: il fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini, mai indagato. Amicizie sbagliate, superficialità e forse anche un senso di onnipotenza dovuto alla grande popolarità, hanno così trascinato Miccoli in un vortice che ancora non si è sciolto.

Ieri ha varcato la porta del carcere e ora ci sono i mesi da scontare in cella, prima di potere accedere ai benefici carcerari e ottenere almeno gli arresti domiciliari. L’ex giocatore è stato accompagnato nella struttura penitenziaria dall’avvocato Antonio Savoia che ha lamentato la diffusione delle notizie che riguardavano il suo assistito prima ancora che gli venisse notificato l’ordine di esecuzione. «Ha cercato
tante volte di scusarsi con la famiglia Falcone – dice il difensore -, senza però riuscirci». La decisione di costituirsi nel carcere veneto e non in quello di Lecce, città dove risiede con la fa miglia, sarebbe riconducibile alla volontà dell’ex calciatore di «stare lontano il più possibile da tutto e da tutti».

Magari avesse adottato questo principio anche quando era a Palermo, città paludosa e infida, dove le insidie sono ovunque. Miccoli un po’ se le è andate quasi a cercare, stringendo grande amicizia con Mauro Lauricella, il figlio di Antonino, detto u scintilluni, boss della Kalsa. Che tra l’altro proprio nel periodo dei fatti in questione, tra il 2010 e il 2011, era latitante e dunque tutti i suoi familiari erano tenuti d’occhio dalla polizia e dalla Dia.