Gds: “L’ombra dei clan pure sul pallone. Ultras sentinelle del “Barbera”. Il paciere Johnny Giordano e le tifoserie «Siamo al punto che la curva resta vuota»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’operazione Resilienza 2, che ha coinvolto in prima persona Giovanni Johnny Giordano, storico ultrà del Palermo.

“L’ultima inchiesta dei carabinieri getta però un’ombra pesante sul tifo organizzato. Gli accertamenti proseguono e non si escludono ricorsi, visto che i pm chiedevano l’arresto, aspettando magari sviluppi dagli interrogatori e dalle acquisizioni di questi giorni.

Di fatto, anche se dal punto di vista strettamente geografico il Barbera ricade nel territorio di confine fra i mandamenti di Resuttana e San Lorenzo, dall’ordinanza notificata ieri emerge che i vertici della famiglia di Borgo Vecchio hanno sempre tenuto un piede nello stadio e hanno tentato in tutti i modi di continuare anche con la nuova gestione”.

“Lo stadio zona franca. La linea era abbastanza semplice e si tramandava da un reggente all’altro come i segreti o la cassa del mandamento: poteva cambiare il boss, ma l’obiettivo era sempre la pace.

Per non turbare il corretto svolgimento delle partite, innanzi tutto, ma anche per insinuare uomini all’interno della società, monitorare gli affari (sicuramente molto più allettanti quando la squadra militava nelle serie maggiori) e gestire gli ingressi gratuiti, un’operazione che creava consenso e scambi di favori. Anche per questo uno dei compiti principali affidati a Giordano e Mangano era proprio quello di dirimere i contrasti fra i gruppi di ultras evitando scontri all’interno della struttura sportiva: «… queste cose non devono esistere! Perché qua si sta arrivando al punto che la curva resta vuota e allo stadio non entra nessuno» diceva infatti Jari Massimiliano Ingarao in una conversazione intercettata prima del Covid, quando ancora era possibile riempire gli spalti”.

“L’astro nascente su cui si concentrano le attenzioni degli investigatori è proprio Mangano. Nonostante la giovane età (classe 1986) avrebbe guadagnato autorevolezza intervenendo in contrasti nati tra Giordano e altri capi ultras, tra cui Rosario Fabrizio Lupo e Saverio Bevilacqua, ma anche contribuendo al sostentamento dei familiari di esponenti del mandamento di Porta Nuova, come l’ex reggente Paolo Calcagno e Salvatore Pispicia. Dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Luisa Bettiol emerge inoltre che i vertici di Porta Nuova gli avevano affidato il ruolo di referente di Cosa nostra proprio per dirimere le tensioni tra i vari gruppi organizzati. Un compito che aveva sempre portato a termine Johnny Giordano e che hanno rischiato di provocare fratture insanabili dopo l’incontro Nola-Palermo del 27 ottobre 2019, valido per la nona giornata di serie D”.

“Giordano è stato per anni l’uomo dei clan all’interno dello stadio e della curva. Grazie al posto di custode ottenuto in epoca Zamparini, riusciva a comunicare in tempo reale i movimenti e le ambizioni della società, compreso il mega progetto del centro Conca d’Oro,recuperando biglietti omaggio per tutti i mandamenti.

Un ruolo chiave, il suo. Talmente importante che per riottenere quel posto, anche con la nuova società, aveva incaricato come ambasciatore Giuseppe Bellino, un fedelissimo del capomafia di Pagliarelli Gianni Nicchi per agganciare Dario Mirri o Rinaldo Sagramola. Ma alla fine né il presidente né l’amministratore delegato hanno incontrato Bellino o Giordano”.

“Proprio mentre indagavano sugli interessi legati allo stadio, i carabinieri del nucleo investigativo si sono imbattuti in una vicenda di sfruttamento della prostituzione che vede coinvolto Sesto Terrazzini, altro storico capo ultrà, che avrebbe gestito l’agenda e gli incassi di una escort costringendola a vendere il proprio corpo anche quando non avrebbe voluto. Entrambi sono finiti sotto accusa anche per avere incassato il reddito di cittadinanza senza averne diritto. Lei, che si presentava sui siti di appuntamenti come Giulia o Martina, a seconda della città, ha 54 anni e si sarebbe prostituita in un appartamento di via Sampolo, usato pure come bed and breakfast e in altre zone della Sicilia. Da sola o con Terrazzini. Gli investigatori hanno annotato nell’ordinanza nomi (un elenco lungo quattro pagine) e appuntamenti, intercettando clienti e trattative, trasferte e tariffari:

«Quanto ti trattieni –chiedeva ad esempio a un cliente –mezz’ora o un’ora? Mezz’ora, tutta completa è 100 euro e un’ora è 200». «Non ce la faccio più».

I guadagni erano buoni e tra Terrazzini e la escort normalmente c’era sintonia. Ma in alcuni momenti la donna non nascondeva la sua stanchezza e anche il desiderio di fermarsi: «Giò, sono a pezzi, dobbiamo andare a fare la spesa e io sono stanca…».