Gds: “Cuori rosanero. Chimenti è sempre innamorato «Ma quest’anno sto soffrendo. A questa squadra mancano un centrale e un bomber»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Vito Chimenti, ex calciatore del Palermo.


Nell’agosto del 1977, prima partita casalinga della stagione, in Coppa
Italia col Napoli.

«Mi vengono i brividi – racconta Chimenti – solo a ricordare quel giorno con lo stadio pieno. Io venivo dal Matera, già in settimana allenandomi alla Favorita mi ero emozionato. Mi aveva portato a Palermo Nando Veneranda, mio compagno di squadra nel Matera e poi allenatore a Palermo. Non ero certo di giocare titolare contro il Napoli, ma Nando mi gettò nella mischia e io durante la partita provai la “bicicletta”, saltando il difensore azzurro Catellani. Sentii dagli spalti qualcosa come un “oohhhh” di sorpresa e poiché nella stessa partita segnai due gol entrai subito nei cuori di quella tifoseria che ancora non mi conosceva.

Io la facevo per gioco in allenamento e l’avevo fatta prima tra i dilettanti – ricorda Chimenti -.

Non volevo rischiare una cattiva figura ma Veneranda mi spronò a provarci anche in una partita importante e andò bene. Feci sedici gol il primo anno, tredici il secondo. Mi seguiva anche la Juve. Qui era come una famiglia, gli stipendi non arrivavano e spesso Erminio Favalli, che era passato dal ruolo di calciatore a quello di direttore sportivo, li anticipava lui che aveva un’attività commerciale a Cremona con la sorella. A Palermo si stava bene, io ero tra i pochi calciatori sposati (con Maria, di Matera, 47 anni di matrimonio ndc) e spesso ospitavo a cena i più giovani».

«Finale persa contro la Juve? Si son dette tante cose sulla mia sostituzione ma la verità è che presi una botta da Cabrini. Ho rivisto cinquanta volte quella partita e non dovevamo perderla. La Juve era forte ma ci mancò la giusta lucidità per amministrare il vantaggio negli ultimi minuti, avremmo dovuto gettare più spesso la palla in tribuna. Mi voleva la Fiorentina ma il Catanzaro offrì di più e il Palermo aveva disperato bisogno di soldi.

Proprio Favalli mi pregò di andare a Catanzaro, dove ritrovai Valerio Majo e Nino Trapani. Giocare in Serie A con una squadra provinciale è difficile. Gli allenatori schierano solo una punta e lì Palanca era intoccabile.

Insomma, non andò benissimo e non provai mai più la “bicicletta”, che considero ancora un omaggio al pubblico di Palermo. Bisogna essere in un particolare stato d’animo per provarci e io a Palermo ero felice, sarei rimasto tutta la vita qui».

«Tutto è iniziato con una intervista, in cui l’attuale presidente Dario Mirri diceva di essersi innamorato del calcio guardandomi giocare. Lo chiamai per ringraziarlo, mi spiegò il suo programma e in seguito sono entrato nella consulta di indirizzo del club in rappresentanza dei tifosi».

«Non è stato un bel pomeriggio a Bisceglie? Per niente. E dire che la squadra
aveva iniziato bene. Poi si è disunita ed ha commesso gli stessi errori dell’anno scorso. Sono stati subiti gol molto simili a quelli contro Savoia e Acireale in Serie D. Intanto si è cambiato troppo. E ci vorrà tempo per trovare l’identità di squadra. Per me servono un mediano forte e un difensore centrale perché, con tutto il rispetto, Crivello non può giocare in quel ruolo, e poi un attaccante che vada in doppia cifra. Però capisco anche la società, è venuto meno l’incasso al botteghino.

Sono sicuro che potendo contare sugli abbonati il Palermo avrebbe fatto cose diverse»


«Teniamo conto che a gennaio comincia un altro campionato e che ai play-off vanno tante squadre. Per ora il Palermo deve pensare a muovere la classifica e a migliorare, se riuscirà a mettere a segno qualche colpo importante alla riapertura del mercato nel girone di ritorno può accadere di tutto».