Gazzetta dello Sport, prossimo avversario: “Stella Sassuolo, lezione di calcio: splendido 3-0 e ora l’Europa è a un passo”

Non sarà come andare sotto un diluvio con il kway. Giovedì prossimo, al Marakana di Belgrado, forse pioveranno comunque tifo indemoniato, adrenalina, magari anche provocazioni; si suderà un calcio nervoso più che limpido – sul piano del puro gioco non ce ne sarebbe – ma questo 3-0 per il Sassuolo sarà più che un semplice cappuccio per proteggersi dalle residue voglie della Stella Rossa. La prima «vera» Europa ora è davvero lì, a portata di mano. E il sapere che poteva essere già in tasca ieri sera, per la squadra di Di Francesco è un po’ rimpianto e un po’ consapevolezza. RIMPIANTO E CERTEZZA Il rimpianto: poteva finire anche 6 o 7-0, se tutto fosse andato benissimo. Se non ci fossero stati sfortuna (un palo di Berardi dopo splendido pallonetto con colpo sotto e uno di Politano, di testa), precipitazione (due volte Defrel, sempre liberissimo), imprecisione (Berardi su palla al bacio di Gazzola e Cannavaro di testa da corner). La consapevolezza: alla faccia del suo teorico Berardicentrismo, il Sassuolo ha stradominato perché si è dimostrato troppo più squadra della Stella Rossa. Troppo di tutto: organizzazione che ha smascherato le sue approssimazioni, movimenti disegnati ad hoc, giocate memorizzate, tempi difensivi perfetti, perché fare gol senza subirne è la prima buona regola di una doppia sfida da cominciare in casa. E poi anche più gamba rispetto alle due gare con il Lucerna. Una grande bellezza che ha trasformato i serbi in una barca in balia di onde mai calate. Il quasi nulla fino alla fine davanti, ma soprattutto un’insicurezza al limite dell’imbarazzante dietro: fermi, lenti, posizionati male a ogni latitudine, in mezzo come sulle fasce. Un paradiso dove per il Sassuolo è stato molto più facile esaltare la propria filosofia offensiva: recupero palla alto e ricerca di profondità improvvise per cercare i molti punti scoperti della difesa avversaria. Il 2-0 spezzagambe è stato lo spot della missione studiata e resa realtà: lancio di Berardi per il taglio di Politano, richiesta di uno-due con controtaglio e gol a porta aperta. PRATERIA POLITANO Di Francesco ha stravinto la partita a scacchi con Bozovic, che rispetto alle due gare contro il Ludogorets aveva provato a cambiare la Stella Rossa, cercando una diversa sicurezza difensiva e una maggiore presenza in area. Dunque il teoricamente (molto teoricamente) più solido Le Tallec, un centrocampista, non davanti ma al centro della difesa; dunque Katai non più «falso nove», ma trequartista libero di agire alle spalle di un centravanti vero, Hugo Vieira (quasi non pervenuto). Missione miseramente fallita, la sua. Perché Le Tallec, spaesato da movimenti inconsueti, non ha aggiunto certezze e perché Cannavaro ha annullato i rarissimi tentativi di accensione di Katai. Ai serbi è rimasta giusto qualche accelerazione di Mouche, ma quella fascia è diventata presto la prateria di Politano, che solo nel primo tempo ha mandato cinque volte al tiro un suo compagno. L’INIZIO DELLA FINE L’apparente contraddizione – a sinistra uno che usa il destro solo per scendere dal letto – si è trasformata nella via crucis di Cvetkovic e dunque della Stella Rossa. Che dopo aver già barcollato, è stata crocefissa ancora una volta dall’ennesima incertezza del suo portiere, imbarazzante su tiro di Politano: doppio palo e assist per il liberissimo Berardi. Per la squadra di Bozovic l’1-0 è stato l’inizio della fine, la scossa alla bottiglia che ha stappato il Sassuolo, senza requie fino al 3-0 firmato Falcinelli(assist)-Defrel, e anche oltre: peccato però che il tabellone, alla fine, parli solo di un’ubriacatura della Stella Rossa, e non della sbronza colossale che è stata“. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.