Gazzetta dello Sport: “Champions League: Ibra? No, De Bruyne. Il City in semifinale. Psg, è un altro flop”

“Provaci ancora, Zlatan. Ma ormai di tentativi ne restano pochi, forse un altro soltanto. E un giorno non lontano dovrà ammettere che se non è mai riuscito, dovunque abbia giocato, ad abbracciare la coppa con le orecchie, la colpa è stata anche un po’ sua. I fenomeni dovrebbero trascinare le squadre. Lui ce la fa nei campionati, in Champions no. Mai. Così il suo Psg scende dalla Champions per l’ennesima volta alla fermata­tabù dei quarti. E siamo a 4. Quel rigore che ha sbagliato all’andata e quel rigore in movimento fallito subito dopo pesano come macigni, adesso. Vero Ibra? Il Manchester City invece, debuttante assoluto a questo livello, passa allo step superiore nonostante Aguero imiti Ibra nel fallire il rigore. Lo fa grazie al suo fenomeno più giovane: Kevin De Bruyne. Il belga segna all’andata e firma la vittoria all’Etihad con un colpo da biliardo. L’unico tiro in porta del City in tutta la gara. E’ così che fanno i fenomeni, vero Cristiano Ronaldo? LA CHIAVE Questa è un’altra grande occasione persa per il Paris Saint Germain, perché nel sommario della doppia sfida ha giocato meglio e creato più occasioni del City. Ma non basta giocare bene, bisogna avere anche un’anima, una cattiveria sportiva. E al Psg non l’ha data nessuno: né Ibra, pericoloso sì, ma su due calci piazzati, e per il resto latitante se si eccettua un gol in netto fuorigioco. Né Di Maria, l’altro potenziale fenomeno che ha fatto peggio dello svedese: mai in partita. Solo Cavani là davanti si è sbattuto come un matto senza trovare la stoccata vincente. Nel City invece tutti hanno corso tanto, da squadra. Aguero nel primo round ha rubato un sacco di palloni. Peccato per la mira sbagliata, anche dal dischetto, quando ha mandato a lato l’occasione regalatagli da Aurier, che invece di prendere pesantemente in giro i compagni su Periscope farebbe bene a fare un po’ di autocoscienza. Stavolta su Blanc non si può dire proprio nulla. Ci ha provato con audacia. Senza Matuidi e David Luiz squalificati (e Verratti in tribuna con Mazzarri, venuto a godersi lo spettacolo) ha optato per la difesa a 3, centrocampo con i due esterni alti e Di Maria dietro Ibra e Cavani. Il tentativo era di tenere alta la squadra. Non troppo riuscito per la poca mobilità di Ibra e la giornata uggiosa di Di Maria, appunto. Il leit motiv della sfida, sulla falsariga dell’andata, era: palleggio francese contro pressing inglese. Con l’unica differenza che il pressing del City era molto più convinto. Ha contenuto il Psg e poi ha colpito con cinismo. Anzi con la bravura di un ragazzo al quale non tremano le gambe quando ha l’occasione per colpire. ARREMBAGGIO Quando al tramonto del primo round si è fatto male l’altro architetto di centrocampo, Thiago Motta, a Blanc si sono complicati i piani. E allora ha deciso di osare ancora di più: dentro Lucas, ritorno alla difesa a 4 con Van der Wiel e Maxwell ai lati e Marquinhos al centro davanti alla difesa con Rabiot e Di Maria. Poi addirittura dentro Pastore per lo sciagurato Aurier, Marquinhos di nuovo in difesa e un centrocampo di attaccanti. Il Psg a trazione super anteriore ha prodotto il quarto d’ora più convincente, nel mezzo del secondo round. E qui Hart, portiere poco considerato a livello internazionale, ha dimostrato tutto il suo valore. Dopo aver respinto le punizioni velenose di Ibra, ha blindato lo 0­0 con una prodezza sulla schiacciata di zucca a colpo sicuro di Thiago Silva dagli sviluppi dell’angolo. Eccolo qui il bivio della gara. Dieci minuti dopo arriva la sentenza di De Bruyne, bravissimo a raccogliere il passaggio di Fernando al limite dell’area, accentrarsi e inventarsi il tiro a effetto nell’angolino di Trapp. Mancava un quarto d’ora alla fine: poco tempo per fare due gol, figuriamoci per una squadra senza lo sturm und drang, senza furore agonistico. Soltanto il Matador ha provato a scalfire la sicurezza di Hart, ma il destino era segnato. I quarti restano ancora tabù per il Psg, la Champions resta ancora tabù per Ibrahimovic. Ci proverai ancora, Zlatan?”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.