Faggiano: «Multiproprietà? È un business»

Daniele Faggiano, ex direttore sportivo di Palermo e Sampdoria, è intervenuto durante “Cose di calcio” su Cusano Italia Tv toccando vari temi.

Ecco alcune sue parole:

«L’algoritmo non gestisce lo spogliatoio, la figura del direttore sportivo serve anche a quello. I giocatori io li vado a vedere di persona e, se posso, vado a conoscere anche la famiglia e la fidanzata. Tutto ciò le statistiche non me lo daranno mai, però oggi va di moda questo e così sto a casa. La Roma, ad esempio, da 3-4 anni, a causa degli algoritmi non ha ancora un portiere e ai giallorossi servirebbe una figura come Massara, facendo coppia con Maldini, per provare a migliorare. Non dico che la votazione sia stata una farsa, ma quasi, perché 16 contro 4 stiamo parlando del nulla. Avrei votato per il format come è adesso, non perché non va bene a 18 e va bene a 20, o viceversa, perché per fare delle riforme ci vuole del tempo e farle durante il campionato non mi sembra logico e corretto. A me sembra che ognuno vada per la propria strada».

«L’altro punto secondo me dolente è che non c’è professionismo nel mondo degli arbitri. Ci sono 100 squadre, chi più chi meno, in proporzione tutti mettono dei soldi. Però un errore arbitrale mi può costare un’annata e non essere professionisti porta solo polemiche. Vado spesso a vedere spesso le partite a Buenos Aires e lì ogni giorno ci sono delle partite. Se mi lamento che oggi gioco il lunedì e poi gioco il sabato, ci sarà la stessa squadra che penso agevolata, che farà però lo stesso turno dopo 2-3 giornate o dopo un mese. Siamo tutti sullo stesso piano, ma in Italia c’è sempre il lamento facile. In Inghilterra il mercoledì non si allenano proprio. Multiproprietà? È un business. De Laurentiis ha preso il Bari, lo ha preso dalle macerie, dal fallimento e lo ha portato a 60mila spettatori, ma dietro c’è business. Le under 23, penso in sud America, ci sono sempre state, ma farle di punto in bianco anche in Italia ti porta a degli ingaggi, anche se con minimi federali, devi fare una squadra di 25/27 calciatori che devono essere all’altezza. Non puoi farlo da un giorno all’altro. Serve cultura del lavoro che in Italia manca».