Ex rosa, Totò Lopez: «I De Laurentiis lascino Napoli per Bari»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta una lunga intervista all’ex rosanero Totò Lopez.

Bari e Taranto, i confini di una carriera lunga e intrisa di soddisfazioni. Taranto e Bari, vecchi amori che stanno per incrociarsi in un derby ricco solo di campanile (stavolta). Totò Lopez davanti al suo passato, ma anche spinto nel futuro da un entusiasmo innato. Quello che aveva sul campo, unitamente a mille idee e a piedi buoni. Quello che ha ora, a 70 anni vissuti da giovanotto tra Roma e Bari. «Ho chiuso il mio percorso da calciatore – racconta l’ex capitano del Bari – con 3 promozioni di fila. Due con i biancorossi e l’ultima, a Taranto. Non mi è andata male…».

Come se la passò da barese nel Taranto?

«Qualche diffidenza iniziale, ma alla lunga mi vollero bene. Dimostrai il mio valore sul campo e mi sono rimasti soltanto bei ricordi. Vincemmo il campionato».

In questa stagione gli ionici hanno avuto un altro obiettivo.

«Comunque da matricola hanno avuto un cammino più che dignitoso, nonostante una flessione inattesa nel girone di ritorno. D’ora in avanti dipenderà dalle intenzioni e dai progetti della società. Ma Taranto è giustamente ambiziosa».

A gennaio tra Bari e Taranto c’è stato il passaggio di Davide Di Gennaro. Regista come lei. Cosa ha pensato?

«A dirla tutta immaginavo che nel Bari potesse fare la differenza. Invece ha trovato difficoltà. Aveva grandi qualità, ai tempi della Lazio. Ma non è mai stato un calciatore avvezzo ai sacrifici sul piano tattico».

Il Bari promosso in B: è davvero cominciata una nuova vita?

«Sì, a patto che i De Laurentiis continuino a investire. Ovvero, se puntassero subito alla A. Parliamoci chiaro, a Bari possono avere tutto».

Sta dicendo, meglio Bari che Napoli?

«Sto dicendo che difficilmente a Napoli potranno fare più di quanto sia stato realizzato in questi anni. A Bari invece c’è tutto da costruire e da vincere. Al posto loro, sceglierei la soluzione biancorossa. Vero, sono di parte. Ma, signori, Bari fa 25.000 persone in Serie C. Vogliamo scherzare!».

Chi è stato l’uomo decisivo per la promozione?

«Ciro Polito, il direttore. La figura più importante, incisiva. Mi è piaciuto molto, soprattutto quando ci ha messo la faccia dopo lo scivolone casalingo con il Campobasso. Spero proprio che abbia le possibilità finanziarie, per costruire un Bari competitivo anche in B. Lo capiremo presto».

Ha saputo dell’arrivo di uno sponsor forte come Casillo Grani? Prevede un suo graduale ingresso in società?

«In un modo o nell’altro, ora sono tranquillo per il mio Bari. Comunque la società ha un futuro roseo. E poi, è stato giustissimo confermare subito la coppia Polito-Mignani. Una coppia felicissima».

Se la sente di offrire qualche consiglio a Polito?

«Per come ha lavorato, non ne ha bisogno. Sa benissimo che dovrà ringiovanire l’organico. Quando il mio Bari, quello di Bolchi e Janich, salì in Serie B funzionò a dovere il mix tra noi esperti e qualche ragazzo in gamba. Su tutti, il mio grande amico Giovanni Loseto».

E poi?

«Farei di tutto per tenere Mallamo. Questo ci sa fare in mezzo al campo. Ma una mossa sarà necessaria, opportuna: Polito dovrà trovare un attaccante da 15-20 gol a stagione».

Torniamo al derby di Taranto, come se lo aspetta?

«Vorrei che le squadre si divertissero. Se lo interpreteranno con la mente sgombra, sarà spettacolare. Per una volta, sarebbe bello che fossero accantonate rivalità e i fuochi tipici dei derby. È l’occasione per fare pace».

Da chi dipende?

«Soprattutto da chi va in campo. I protagonisti devono essere intelligenti».