Ex rosa, Maniero: «Zamparini il presidente che tutti vorrebbero avere. A Palermo…»

In un’intervista rilasciata ai microfoni di fanpage.it Filippo Maniero, ex calciatore tra le altre anche del Palermo, si è espresso su vari temi. Piccola parentesi dedicata anche all’ex Presidente Maurizio Zamparini.

 

Di seguito le parole:

«Ho sempre lavorato tanto per mettermi a disposizione della squadra per cui ho giocato. Ho vissuto spogliatoi con tanti campioni diversi e ognuno di loro ho rubato qualcosa che mi è servita nella mia carriera. Ringrazio sempre Dio per avermi fatto fare questa carriera e alcuni insegnamenti del campo nella vita tornano, non c’è nulla da fare. Ho il patentino di allenatore di base, ho allenato per una decina d’anni in categorie dilettantistische e ora sono un paio d’anni che sono fermo. Vivo alla giornata, mi godo la mia famiglia. Non ho un lavoro vero e proprio perché sono riuscito a gestire bene i miei guadagni. Ho sempre rispettato gli insegnamenti dei miei genitori e non ho mai fatto il passo più lungo della gamba. Io sono nato a Padova e vivo in provincia, ho fatto tutta la trafila delle giovanili e una volta arrivato in prima squadra mi sono ritagliato pian piano il mio spazio. Gli inizi sono tutti di marca biancoscudata fino alla promozione del ’94 in Serie A, coronando un sogno perché il Padova mancava da più di trent’anni. Una soddisfazione non da poco».

«Fu il trampolino definitivo per la mia carriera perché ho avuto la possibilità di giocare con continuità, quindi di dimostrare il mio valore. Ho travato questa disponibilità di società e allenatore, saltando pochissime partite e riuscendo ad andare in doppia cifra. La doppietta me la ricordo e me la ricordano in tanti ma sarebbe stato più bello non perderla quella partita. Ho sempre messo avanti la squadra ai miei gol, se dovevo scegliere tra una vittoria senza gol o una sconfitta con gol miei non ho mai avuto dubbi. Fu annata importante che mi permise di fare il salto in una grande squadra come il Parma. Un fulmine a ciel sereno perché era una chiamata completamente inaspettata. A Parma giocavo poco ma stavo bene. È arrivata quell’occasione e l’ho colta al balzo. Ho beccato l’anno più brutto del Milan di quel periodo. All’esordio feci anche gol al Piacenza e quella è una settimana che ricorderà per tutta la vita. Era una squadra che stava per chiudere un ciclo: Weah e Savicevic avevano molti problemi fisici, Boban lo stesso e i senatori avevano accusato un po’ il colpo dopo anni di grandi successi. È il presidente che tutti i calciatori vorrebbero avere. Non faceva mai mancare niente, cercava sempre di mettere i calciatori a proprio agio. Una persona intelligente, colta, simpatica… per stare bene lui doveva vedere che tutti intorno lui dovevano stare bene. Ho fatto cinque anni con lui e avevamo un grande rapporto. Quando veniva in ritiro, e si fermava più di qualche giorno, vedevi la differenza tra l’uomo e il presidente. Recoba? Ci fu feeling da subito. Non ci conoscevamo ma sin dai primi allenamenti sembrava che fossimo insieme da anni. Bastava uno sguardo e la palla arrivava perfetta. Non so spiegarti il motivo ma era così. So solo che da quando arrivò lui, io feci 12 gol e il Chino ne fece 11. Ogni domenica era un divertimento ed era bellissimo giocare con lui. Negli allenamenti si divertiva un sacco, anche se odiava la parte atletica: quando c’era da toccare il pallone sembrava un bimbo di 5 anni. Era un calciatore incredibile ed è stato uno dei più forti che ho visto giocare. Probabilmente la sua poca attitudine al sacrificio lo ha frenato un po’ ed è un peccato perché forse avrebbe avuto un altro tipo di carriera ma era un giocatore davvero forte. Da Venezia a Palermo? Facemmo questo trasloco in blocco e per noi professionisti non cambiava niente. Andammo lì sperammo di fare un buon campionato, visto che le aspettative erano tante. Ci giocammo la promozione fino all’ultimo e fu una buona stagione complessivamente. Arrivai a Brescia con qualche problema fisico ed è una cosa che mi dispiace. A 32 anni queste cose le accusi molto di più e per questo non ho fatto l’annata che avrei voluto. Avevo la fortuna di allenarmi con Roberto Baggio e mi sarebbe piaciuto essere fisicamente integro per giocarci insieme in maniera costante. Sì, senza dubbio. In quell’annata lì era alla fine ma allenarmi con lui e vederlo da vicino era qualcosa di mai visto. Ronaldo il Fenomeno. Pensavo venisse da un altro pianeta, una roba stratosferica. Quando io ero al Parma lo vidi per la prima volta da vicino e pensai ‘Io non c’entro niente con questi qui».