Escl. Almeyda: «Palermo e Parma meritano la Serie A. Legato alla Sicilia perché…»

«Domani sarà una partita importantissima su entrambi i fronti. Si affrontano due squadre che in passato hanno recitato un ruolo da protagoniste in Serie A e che mancano a questa categoria. Il Parma ormai è vicinissimo al traguardo e mi auguro che possa centrarlo prima possibile». Queste le parole di microfoni di ilovepalermocalcio.com di Matias Almeyda, ex centrocampista del Parma e oggi allenatore dell’Aek Atene.

Cosa pensa della realtà Palermo?

«Purtroppo quando giocavo non ho mai avuto la possibilità di affrontare ì rosanero come avversari. Ma si tratta di una piazza importante che merita la Serie A, nella quale si sono affermati diversi giocatori argentini. Inoltre sono particolarmente legato a quella terra perché mio nonno era originario di Gangi, motivo per il quale sono riuscito a ottenere anche il passaporto italiano».

E di Parma invece cosa conserva?

«Di Parma porto dentro al cuore tutto. Dal mio arrivo, al modo nel quale sono stato trattato dalla gente. Ho un ricordo bellissimo da professionista ma anche per quanto concerne la vita privata, considerato che mia figlia Sofia è nata proprio lì. Conservo con affetto e orgoglio anche il ricordo della vittoria della Coppa Italia, l’ultima vinta dal club nella sua storia».

Il suo ex compagno Simone Inzaghi si è affermato all’Inter. Creda ci possa essere un ulteriore passo in avanti nella sua carriera?

«Simone allena già una grandissima squadra come l’Inter, uno dei club più importanti al mondo. È sempre stato un ragazzo molto umile e un grande lavoratore. Per queste ragioni sono molto contento dei suoi successi all’Inter».

Come ha reagito alla notizia della malattia del suo ex allenatore Sven-Göran Eriksson?

«Sono molto dispiaciuto per quello che sta vivendo il mister. Lui è un uomo forte e ha lasciato qualcosa in tutti i calciatori che ha allenato. Conservo di lui un ricordo bellissimo, perché parliamo di un signore del calcio. La notizia della sua malattia mi ha fatto male, così come mi hanno ferito le notizie delle scomparse di Vialli e Mihajlovic».

Tornando al calcio giocato. Sogna un ritorno in Italia da allenatore?

«L’Italia è il posto nel quale sono stati per dieci anni, vivendo il miglior calcio della mia vita. Un possibile futuro in Italia non dipenderà soltanto da me. Io lavoro duro ogni giorno, se poi non dovesse arrivare una chiamata non cambierà di certo l’amore che nutro nei confronti di questo paese».