Ecco Ingegneri: un anno dopo il ko del ginocchio sinistro nel ritiro la scorsa stagione. Ora Tedino conta su di lui

“È il ritorno dal nulla. In rosa mai un minuto. Ed ora, un’occasione da cogliere al volo. L’anno scorso il suo sogno svanì sul nascere. Con il trasferimento al Palermo, Andrea Ingegneri, centrale di difesa, pupillo di Tedino, aveva toccato il cielo. Titolare e in odore di promozione in A. Il colpo della vita insomma. Svanito il primo giorno di ritiro, a causa di un gravissimo infortunio. Tutto in un attimo: l’esordio nella partitella d’apertura, pochi minuti, poi il botto. Un salto, nella ricaduta il tacchetto si pianta sul terreno e il ginocchio va in frantumi: si rompono collaterale, crociato e menisco. Un disastro. I compagni ne avvertono il crack a distanza. Commozione e diagnosi terribile: campionato finito. Ma come? Prima di cominciare? Sì. CASO UMANO. Una mazzata per lui e per Tedino che l’aveva allenato negli ultimi due anni e conosceva sacrifici e propositi di un ragazzo con un curriculum appena accennato: giovanili del Bologna, un paio di partite intere in B col Cesena di Bisoli e il Pordenone di Tedino, appunto, preludio alla grande avventura in rosa. All’improvviso, la prima scelta diventa l’ultima. Andrea è costretto a ripartire da zero. «Nulla accade per caso», la sua filosofia. Ed oggi, oltre ad interrogarsi sul futuro, sa che la sfida sarà più difficile con il Palermo sul mercato per acquistare centrali ed esterni, una volta ceduti Rispoli, Aleesami e Struna. Se il legame con Tedino non si discute, Ingegneri deve metterci del suo per scalare le gerarchie, convincere l’allenatore e soprattutto se stesso. Perché il recupero richiede nuovi adattamenti. SORPRESA DELL’ANNO? Per Tedino, se sta bene gioca. In B ad occhi chiusi e con un piede. Il suo impatto fisico non si discute. Un gigante forte e senza paura. Da un punto di vista psicologico, il difensore bionico lotterà per vincere le incertezze. L’ultimo passo richiede un salto di qualità mentale. Nel senso che, se qualcosa non va, non si tratta di un risentimento patologico ma di una rimodulazione del ginocchio operato. Capitò a Morganella, ma lo svizzero aveva avuto più di un infortunio e capiva le differenze tra prima e dopo. Ingegneri deve togliersi dalla testa che piccoli fastidi possano rappresentare un malanno e abituarsi ad un crociato ricostruito. Che il calciatore sia sano, nessun dubbio. Da aprile è abile e arruolato. Lo dicono la risonanza magnetica e le panchine accumulate. Ma ancora il “numero 32” sente un punto che tira e gli dà fastidio. Il ritiro per lui s’inizierà con due giorni di “differenziato”. Però … «Andrea è un toro volenteroso – per il dott. Francavilla, responsabile sanitario – che ha dato il massimo per rientrare. Le sofferenze muscolari o articolari dipendono dall’intervento che ha sovvertito la biomeccanica del suo arto. Giovedì scorso è stato a Monza, al policlinico dello sport per una valutazione precampionato e sa che bisogna convivere col nuovo ginocchio. È una questione psicologica». A Sappada, Ingegneri ritroverà il tecnico che l’ha voluto. Con un solo obiettivo: uscire mentalmente dall’infermeria ed entrare in campo”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.