Corriere dello Sport: “Svolta anti debiti. La A dice sì alla Figc, la B si astiene”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul piano del calcio per la riforma dei campionato e le posizioni di Serie A e Serie B.

Il calcio ha un piano per uscire dal pantano. È una luce in fondo al tunnel quella che s’intravede dalla sala Paolo Rossi della Federcalcio, a Roma, dove ieri è stato approvato il piano strategico voluto dal presidente Gravina: è la parte economico-finanziaria di una riforma che prima o poi dovrà occuparsi pure dei format (20 o 18 squadre in A?) e della redistribuzione del peso politico della Lega A, che vale il 12% della torta e che per una volta ha votato “sì” rinunciando all’opposizione, sperando magari di avere un credito futuro su temi che stanno maggiormente a cuore della componente rappresentata da Casini, Lotito e Marotta. E cioè chiedere un extracomunitario in più (possibile), la reintroduzione delle multiproprietà (difficile) e appunto percentuali elettorali più sostanziose. Nel frattempo, un sistema che matura debiti (3,3 miliardi in A) e perdite fuori da ogni logica aziendale (-1,3 miliardi), sembra aver preso consapevolezza di essere «a bordo del Titanic» per dirla con le parole di Gravina.

B ASTENUTA. Il tavolo della riforma andava avanti da mesi e alla fine la Serie A ha ottenuto l’adesione al modello Uefa fatto di solvibilità riguardo le posizioni debitorie, pareggio di bilancio (tollerato un risultato netto negativo fino a 5 milioni), miglioramento della patrimonializzazione del 10% rispetto alla misurazione precedente e un rapporto tra costo del personale e ricavi che scenda dal 90% del 2023-24 al 70% per il 2025-26. Sparirà l’indice di liquidità come lo conosciamo: anche questo si adeguerà a un parametro internazionale. In fondo, con la riforma delle coppe l’Italia potrebbe avere 9-10 squadre in Europa e “paletti” comuni potranno essere d’aiuto. La Figc abbinerà una sorta di dieta economica che punta al 2030.

La Serie B ieri non si è espressa. «Un’astensione costruttiva» l’ha definita Balata e «difficile da comprendere» per Gravina. È pur sempre una presa di distanza, dopo le lettere al vetriolo dei giorni scorsi e le voci di un possibile patto tra A e B che però sarebbe naufragato all’esame del voto. La cadetteria e la Lega Pro di Marani, che ai colleghi ha fatto notare come pur avendo meno debiti delle altre la sua componente si è adeguata, non dovranno infatti aderire al modello Uefa, comunque «molto rigido» secondo Gravina, ma rispettare tre parametri ammissivi (violazione uguale impossibilità di iscriversi al campionato) solo per loro e non per la A: l’indice di liquidità fino a 1 (equilibrio nel rapporto tra attività e passività), l’indicatore di indebitamento (debiti/ricavi) che toccherà quota 0,5 e l’indicatore costo del lavoro allargato (costo del lavoro/ricavi) a 0,7, più il nuovo indicatore patrimonio netto/attivo. Per tutti saliranno anche i controlli della Covisoc: da 2 a 4 nel corso dell’anno. Ancora da stabilire le sanzioni.

Per Balata c’è il rischio che una squadra non riesca a iscriversi al suo campionato in caso di retrocessione dalla A. A questa osservazione, il presidente Figc ha risposto che da anni i parametri divergono e che l’ipotetico caso giocherebbe a favore della stessa B, che in questo modo non si “metterebbe in casa” un club coi conti scassati. «Abbiamo manifestato disagio sul cambio di rotta quando i precedenti documenti rendevano tutto omogeneo tra le leghe», il pensiero di Balata.