Corriere dello Sport: “Sinisa, il mondo ti piange”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla scomparsa di Sinisa Mihajlovic.

Sono diecimila ricordi diversi. Ognuno ha un’immagine di Sinisa Mihajlovic, forse perché, come dice Luciano Spalletti, era un uomo che non portava maschere e solo chi si maschera invia a tutti lo stesso segnale. Girava il mondo e in ogni parte ha lasciato una traccia, un marchio, un amico. A Napoli è diventato, ovviamente, una statuetta del presepe. In Spagna, dove anche il sacro va al sodo, lo hanno celebrato con una domanda tecnica. Marca si chiede: «È stato lui il più grande tiratore di punizioni di sempre? ». Può anche essere, ma si tratta di una domanda che non richiede necessariamente una risposta definitiva. Conta il fatto che in nessun posto, dalla Cina al Canada, la morte di Mihajlovic è passata inosservata. Neppure dove avrebbero diritto di pensare ad altre cose, meno amare. In Francia oggi pensano alla finale di Coppa del Mondo. Però L’Équipe ha celebrato Sinisa con una galleria di foto che lo ritraggono in tutte le sue età e con tutte le sue maglie. Un’evoluzione non della specie ma della persona, seguita per l’intera carriera calcistica.

Leggenda, idolo, trascinatore di entusiasmi. Ciò che non ha mai pensato di essere finché è rimasto tra noi Mihajlovic lo è diventato adesso che tutti ne sentono la mancanza. In Inghilterra, The Guardian, riportando l’Associated Press, sottolinea come «i giocatori andavano sotto le finestre dell’ospedale per fargli sentire la loro vicinanza durante le terapie ». Altre testate citano Rino Gattuso o l’intervista di Roberto Mancini al nostro giornale: «Ho perso un fratello, siamo andati oltre l’amicizia». Era radicato nella cultura calcistica italiana, Sinisa. Da noi radio e telegiornali hanno aperto con la notizia della sua scomparsa. Le emittenti sportive hanno scardinato la programmazione usuale, i quotidiani specializzati sono arrivati a tredici pagine per ricordarlo. Venerdì, tutti i siti d’informazione più importanti erano tappezzati con dettagli, storie e aneddoti sulla vicenda umana e sportiva di Mihajlovic, ieri non c’era prima pagina che non lo citasse. Pochi sono scampati all’oratoria del guerriero: era inevitabile, l’unica sua maschera che però gli avevano messo sul viso contro la sua volontà, forse a sua sostanziale insaputa.