Corriere dello Sport: “«Palermo, chi molla non gioca». Lopez suona la carica: «Sono il primo a non arrendermi, e sono abituato a lottare. Il Milan si può battere»”

“Diego Lopez dà l’impressione di mettercela tutta ma di non essere entrato realmente dentro l’anima del Palermo. Se un allenatore, scelte di formazione a parte, si contraddistingue per qualcosa di suo che si vede nelle squadre che prepara, l’uruguaiano finora non ha lasciato tracce. Anzi, sembra quasi impotente nei confronti degli errori che si ripetono sempre uguali, nelle marcature smarrite sulle palle inattive, nel carattere che non è quello necessario alla situazione. Ma prova a scuotere un ambiente quasi rassegnato giurando di crederci ancora. «Mi dà grande fiducia vedere come si è allenata la squadra in settimana – spiega Lopez – erano giorni critici dopo una mazzata come quella presa col Cagliari. In quella partita siamo mancati dopo aver fatto bene il primo tempo. Dovevamo fare assolutamente punti, anche uno poteva bastare per rimetterci in moto. Ma la reazione durante la settimana c’è stata, ho visto i ragazzi allenarsi in maniera giusta e adesso dobbiamo riportare l’atteggiamento in partita. Il Milan è troppo superiore? Ovviamente è un avversario difficile, che a Pescara ha sofferto episodi sfortunati ma è una squadra che sta giocando bene; il Palermo però deve pensare solo a se stesso ed andare a Milano per fare una grande prestazione». L’assetto. La decisione stavolta sembra presa definitivamente anche se con Lopez non si può mai dire visto che finora ha quasi sempre stravolto le indicazioni provenienti dalle conferenze della vigilia. Palermo col 3-52. «Giocheremo nello stesso modo utilizzato col Cagliari, con due punte». Cioè con Diamanti vicino a Nestorovski. «Il nostro bomber va aiutato, non può essere affidata solo lui la responsabilità del gol. Ilija su azione ha smesso di segnare? Intanto la rete con la Samp anche se su rigore conta lo stesso, e poi Nesto le sue opportunità se le crea sempre. Formazione dall’impronta italiana? No, non faccio differenza fra un italiano o uno straniero, per me sono tutti miei giocatori. Al massimo ci faccio caso dopo, ma non è questo il mio pensiero o una linea dettata dalla società». E Sallai, su cui prima Lopez ha puntato anche se non convinceva e poi l’ha messo fuori quando aveva segnato il primo gol? «Sallai è un giovane che ha fatto progressi ma in questo momento la mia scelta va su altri giocatori» è la risposta del tecnico. E il balletto dei portieri? Pare che stavolta lo vincerà Fulignati anche se dall’allenatore non arrivano conferme: «Non ci sono gerarchie fra i pali, sono due portieri giovani che devono fare la loro carriera e per ora hanno giocato una partita per uno. Chi parerà a San Siro lo vedrete domani (oggi per chi legge, ndr)». La maglia che pesa. «Sono un combattente, sapevo delle difficoltà quando ho accettato l’incarico, e sono il primo a non mollare perché ho già vissuto altre situazioni così. E vi assicuro che nessuno ha gettato la spugna. Se vedessi qualcuno che molla non lo porterei neppure in panchina. Domenica abbiamo giustamente preso fischi a fine gara; la reazione la dobbiamo avere noi, indossiamo una maglia importante. Non bisogna arrendersi mai, per i tifosi che danno il loro apporto». Per questo insiste a chiedere più concentrazione: «Soffriamo per questa mancanza, prendiamo gol evitabili, soprattutto su punizioni e continuiamo a farlo anche cambiando marcature a uomo o zona. Su questi difetti si lavora, dobbiamo correggerli». Chiude rassicurando sullo stato d’animo di Bruno Henrique, toccato dal caso passaporti: «Sta bene, l’ho visto  allenarsi sereno, non risentirà della vicenda».”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.