Corriere dello Sport: “Il Newcastle ai sauditi un po’ favola, un po’ noir”

Un intreccio fra geopolitica e questioni morali, pirateria, soldi, diritti, donne e un omicidio: la Premier muta, i tifosi sognano

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul nuovo Newcastle e sull’intreccio che riguarda la proprietà Saudita.

L’intreccio è tra geopolitica e morale, pirateria e soldi, Amnesty International e il rapporto delle Nazioni Unite sull’omicido di Jamal Khashoggi. Ma nella vicenda spiccano pure una bionda imprenditrice inglese, Amanda Staveley, due fratelli immobiliaristi nati a Baghdad, una mediatrice italo-americana diventata famosa come produttrice del reality-TV della famiglia Kardashians, Carla di Bello, e soprattutto, la Toon Army, il popolo di fedelissimi bianconeri che da decenni sognano un club degno dei 50mila e passa che frequentano Saint James Park, lo stadio che domina la città, a ogni gara casalinga.

La storia inizia circa due anni fa quando emergono le prime voci di un interessamento del Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, per l’acquisto del Newcastle. Il proprietario, Mike Ashley, non è amato dai tifosi. E’ visto come uno “da fuori” (è londinese doc) che non apprezza e capisce pienamente il potenziale del club. Ha in mano la società dal 2007, e’ un miliardario che ha fatto fortuna con una catena di negozi di abbigliamento sportivo low-cost, i tifosi lo considerano tirchio. Lui si difende dicendo che la sua è soltanto una gestione “sana”: tanto guadagno e tanto spendo. Ma, afferma, si toglierebbe volentieri di mezzo per una cifra intorno ai 300 milioni di sterline (circa 350 milioni di lire).

Ecco presentarsi la Staveley, con la sua cordata. I tabloid parlano di un flirt passato con il principe Andrea, lei è diventata famosa per avere mediato la vendita del Manchester City allo Sceicco Manscour. Alta, bionda e amatissima dalla stampa, ha costruito una carriera aiutando miliardari del golfo ad investire in Europa. A volte gli è andata bene (vedi City) a volte meno (a febbraio 2021 perderà un’azione legale conto la banca Barclays, con la quale aveva cercato di costituire un fondo d’investimento). La Staveley, assieme al marito, l’iraniano Mehrdad Ghodoussi, si organizza per un 10 per cento, un altro dieci per cento è dei fratelli Reuben, il resto è del PIF, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Qui la Staveley ha usato i buoni uffici della Di Bello, personaggio vicino da anni ai vertici sauditi. Ashley accetta l’offerta, ma vi sono due problemi per avere il nullaosta della Premier League. L’Arabia Saudita ha una pessima reputazione in materia di diritti umani e contro il passaggio di proprietà si esprimono sia Amnesty International che buona parte della stampa, specie dopo il rapporto delle Nazioni Unite che indica Mohammed bin Salman come mandante dell’omicidio Khashoggi (il giornalista, lo ricordiamo, è stato smembrato dentro l’ambasciata saudita di Istanbul).