Caiata (Pres. Potenza): «Basta scuse, servono gironi nazionali. Favorevole alla lista a 22»

Il Presidente del Potenza Caiata ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di “TuttoC.com”.

Di seguito alcune sue parole: «Sono favorevole alla lista a 22 calciatori: non possiamo lamentarci della sostenibilità della Lega Pro e poi non muoverci affinché diventi insostenibile. Al momento questa scelta può creare malumori ma nel medio e lungo termine sarà una scelta vantaggiosa. Noi, ad esempio, l’anno scorso avevamo tanti over in squadra ma non tanti giocatori. Abbiamo sempre pensato che fosse inutile tesserarne troppi: meglio pochi ma buoni. Da quest’anno, però, aumenteremo il numero degli under: una scelta obbligata dal fatto che le risorse sono sempre più limitate e gli stadi saranno chiusi. Inoltre a immettere liquidità in società siamo, come al solito, io e i miei due vice che ringrazio. Però siamo sempre aperti a nuove collaborazioni. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che non è più immaginabile continuare a creare i gironi in questa maniera: si creano evidenti disparità tra i vari raggruppamenti. Per equità sarebbe auspicabile avere tre gironi nazionali, anche per migliorare la spettacolarizzazione di un campionato definito, appunto, nazionale. Non giocandosi la Coppa Italia di Serie C, inoltre, ci saranno meno obblighi settimanali.

Il costo non può essere più una scusa per non adottare questo criterio. Sosteniamo costi professionistici da tutti i i punti di vista. Al limite aumenta un po’ la distanza delle trasferte ma il problema non credo siano i 30mila euro di viaggi in più quando siamo costretti a spendere 400mila per tamponi e altro. A tal proposito, spero che l’attuale protocollo venga adeguato: attualmente è rigido e complicato e sottopone le società a grandissimo sforzo economico e logistico. E’ allucinante che nelle strutture sanitarie gli addetti debbano eseguire il tampone ogni 14 giorni mentre noi siam costretti a farlo ogni 4 e vi assicuro che è uno strazio. Ed è ancora più folle pensare che tra Serie C e D ci sia un’enorme differenza: non mi sembra che il virus distingua tra professionisti e dilettanti».