Barça, profondo rosso: debiti a 1153 milioni

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Barcellona e sui debiti.

Meno 144 milioni di euro. Questa la cifra, incredibilmente negativa, assegnata dalla Liga al Barcellona per coprire il suo monte stipendi. Una cifra che qui ha generato un polverone fatto d’incredulità ed incomprensione. Come può operare un club che non può pagare i suoi giocatori? L’articolo 100 La spiegazione è arrivata da Javier Gomez, Direttore Generale della Liga con delega ai temi economici: «Questo segno meno significa solo che il Barcellona sarà soggetto alla normativa dettata dall’Articolo 100 per più tempo, finché la cifra relativa al salary cap non tornerà in attivo. Nel mentre il Barça può continuare a pagare i suoi dipendenti e anche a fare mercato. Per acquistare nuovi giocatori però dovrà trovare degli introiti». Spieghiamo: l’Articolo 100 è quello del famoso 4×1: si può investire in salari un euro ogni 4 risparmiati. Se il taglio è notevole, leggi lo stipendio di un giocatore che incide al 5% sulla massa salariale, allora scatta il 2×1. In questo momento in Liga sono ben 15 i club soggetti all’Articolo 100, e infatti il monte salari complessivo in pochi mesi si è contratto di un 10%, da 2 miliardi e 277 milioni a 2 miliardi e 46.

Sacrifici e perdite Nell’ultimo “bollettino salariale” emesso dalla Liga, settembre 2021, il Barça, che già aveva tagliato gli stipendi monstre di Messi e Griezmann, aveva ancora 79 milioni di salary cap. Come è possibile che nonostante la grande austerity sia sprofondato a -144? Perché i calcoli si fanno con entrate, uscite, previsione di mercato e debiti accumulati, e visto che al Camp Nou devono restituire 1153 milioni di euro, molti dei quali a breve termine, e che le perdite sono sempre ingenti e i guadagni crollati rispetto al miliardo sfiorato nel 2019 pre-pandemia, le somme tirate dalla Liga hanno prodotto questa cifra di notevole impatto.Domenica Joan Laporta ha finalmente ammesso che sarà difficile arrivare ad Erling Haaland, attacco di realismo alla vigilia della pubblicazione dei conti della Liga. Però il Barça potrà fare mercato, come ha già fatto a gennaio quando ha iscritto gli svincolati Dani Alves e Pierre Aubameyang, Adama Traoré (prestato) e Ferran Torres (pagato 55 milioni di euro). «L’ha potuto fare perché due hanno un contratto fino a giugno (Alves e Traoré), e gli altri due pesano solo su metà anno. E perché ha liberato massa salariale con il ritiro di Aguero e il prestito di Coutinho, e grazie al mancato riscatto di Yusuf Demir ha risparmiato 10 milioni che noi avevamo già conteggiato come spesa» ha spiegato ancora Javier Gomez.

Alleanza in frantumi? Il Barça sta per chiudere la sponsorizzazione con Spotify, può cedere fette del progetto di sfruttamento del marchio Espai Barça e sta seriamente pensando di prendersi i quasi 300 milioni messi a disposizione dal fondo CVC, con un 15% da spendere sul mercato e un altro 15% in salari. Accordo col fondo trovato dalla Liga e osteggiato pubblicamente e in tribunale da Madrid, Barça e Athletic Bilbao. Laporta è pronto a rompere l’alleanza con Florentino in nome dei milioni di CVC. Madrid Galactico Perez che ha a disposizione addirittura 793 milioni di euro da investire in salari. Per questo può prendere Mbappé e se vuole anche Haaland. Il Madrid ha un debito vicino al miliardo ma a medio e lungo termine, incassa tanto e si appresta a moltiplicare le entrate col nuovo Bernabeu. E negli anni scorsi ha offerto stipendi ragionevoli e non ha quasi fatto mercato. Alla Casa Blanca hanno agito con parsimonia, al Camp Nou proprio no. E ora i due club sono separati da un abisso economico.