Al centro dell’Italia non Chiesa ma Retegui. Il padre: «L’Argentina lo rivoleva. Noi però abbiamo una sola parola»

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’Italia e la prima convocazione dell’argentino Retegui.

L’Italia voleva ripartire con Fede. Mancini è stato costretto a rinunciare. L’infiammazione al tendine del ginocchio destro va gestita con il riposo. Chiesa è rimasto a Torino e non raggiungerà Coverciano nelle prossime ore. Gli esami clinici a cui è stato sottoposto dalla Juve hanno escluso lesioni, ma non era il caso di forzare e non sarebbe stato in grado di scendere in campo a Napoli. A San Siro ha resistito appena 17 minuti.

Il ct della Nazionale si è preso qualche altra ora di riflessione per decidere se sostituirlo o meno. Dipenderà forse dalla scelta del modulo: in caso di 4-3-3 a sinistra potrebbe scegliere tra Lorenzo Pellegrini, Gnonto (in corsa anche da centravanti) o Grifo. Zaccagni sarebbe il candidato principale, forse Kean, ma per ora sono fuori dai piani e i tempi di un ripensamento non sembrano maturi. A maggior ragione, non avrebbe senso sostituire Chiesa se il ct decidesse di puntare sul 3-5-2 per affrontare gli inglesi.

A vedere l’allenamento anche Carlos, il papà agente del centravanti del Tigre, raggiunto in serata a Firenze dalla moglie Maria e dalla figlia Micaela. Un evento per la famiglia la convocazione dell’Italia. «Tre settimane fa c’è stato il primo contatto, anche se il ct lo seguiva da tempo – ha raccontato il papà di Retegui – Mi ha telefonato Andrea, il figlio di Mancini, per un sondaggio. Voleva sapere se eravamo interessati. Poi ha chiamato Veron, che aveva avuto Mateo all’Estudiantes, e ci ha confermato l’interesse. Mancini si era informato con lui. Mio figlio si stava allenando con il Tigre, l’ho relazionato all’ora di pranzo. Mi ha detto subito sì, era felicissimo, convinto. Mia moglie è italiana. Qualche ora dopo, nella stessa giornata, ha parlato al telefono con il ct dell’Italia. E ora eccoci qui». Nessun rimpianto per l’Argentina, campione del mondo. «Ci hanno chiamato quando si è diffusa la notizia. Mio figlio aveva già detto sì all’Italia. Abbiamo una sola parola».