A luglio ha lasciato Palermo, domenica l’addio al Perugia. Baldini: «A 64 anni non desidero altro che vivere alla mia maniera»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta una lunga intervista a Silvio Baldini fresco di dimissioni dal Perugia.

Tornato fantasma nella nebbia delle sue Apuane, che fa quel magnifico fuori di senno? Va a funghi. L’hanno cercato in tanti, amici e ficcanaso. Lui ha staccato il cellulare. Irreperibile per chiunque. Poche ore di sonno e sveglia alle quattro («Ho la prostata ingrossata…»). Due ore dopo, ancora buio pesto, è in viaggio con il suo fuoristrada in compagnia di Medea e di Peck, i suoi cani («L’altro, Ques, è troppo vecchio, ha 14 anni, non ce la fa più, sta arrivando anche per lui la Signora Nera»). Destinazione Borgotaro e Berceto, il paese di Stefano Pioli («Conosco bene Stefano, una persona alla mano. Gli uomini legati alla propria terra sono sempre per bene»), dove si congiungerà con Alberto e Domenico detto Il Polpa , compari di porcini. Gente taciturna che non fa domande e bada al sodo.

Tornare con le ceste piene. Due giorni prima si era dimesso dal Perugia, a nemmeno un mese dalla firma del contratto. Colpo di scena? Normale amministrazione se ti chiami Silvio Baldini. A fine luglio si era già dimesso dal Palermo. Coazione a ripetere? Probabile. Sicuramente un record da Guinness. Baldini è questo, prendere o lasciare, prima che sia lui a lasciarti. Uno che, a 64 anni, ha preso la strada delle scelte estreme e non sa più tornare indietro. Sente le voci di dentro, come Eduardo. Non si limita a sentirle, obbedisce ciecamente. Una di loro gli disse un giorno che per mondarsi l’anima dal peccato d’aver preso troppi soldi da quel satana di Zamparini doveva ricominciare una nuova vita. Accettò di allenare la Carrarese in Serie C dopo sei anni di eremitaggio in montagna a una sola condizione: non essere pagato. Zero. Neanche un rimborso spese. Harakiri esemplare. Alla Mishima.

Dovevamo vederci a Perugia. Non c’è stato il tempo. «Il tempo è il bene più prezioso. Se non ce l’hai vuol dire che non esisti. E il mio tempo a disposizione è sempre meno. Non mi va di sprecarlo. Le cose accadono in fretta».

Palermo e poi Perugia in rapida sequenza. Molli prima gli sceicchi e poi Santopadre, a distanza di due mesi e mezzo. Allora è tutto vero, sei un pazzo irrecuperabile, quanto meno un blasfemo. «A 64 anni non desidero altro che vivere alla mia maniera, essere fedele a me stesso, al mio bisogno di emozioni forti. Per me la famiglia è tutto, se non sono felice con me, non posso esserlo nemmeno con loro».