Tuttosport: “Lucca boom, questione di testa. I segreti del bomber alla prima convocazione in nazionale”

L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul boom dell’ex rosanero Lorenzo Lucca.

Il problema di Lorenzo Lucca non è mai stato il fisico o la tecnica, ma la testa. Ci ha impiegato un po’ di anni per capire cosa richiede il ruolo del professionista. Forse adesso ci siamo. D’altra parte uno che a 17 anni era già riuscito a giocare tre partite in Serie C, in una piazza importante come Vicenza, non poteva non avere un futuro disegnato ad alto livello. Il procuratore Sergio Lancini fu il primo a scovarlo:

«A Vicenza avevo Nicola Ferrari, anche lui centravanti. Mi segnalò questo ragazzone di due metri che si allenava con la prima squadra e non aveva paura di nessuno, controllando il corpo come se quell’enorme altezza non lo condizionasse affatto. Atleticamente c’era, con i piedi sapeva il fatto suo, bisognava solo seguirlo un po’ e inquadrarlo». Insegnargli come ci si comporta nel mondo del calcio, ma in generale nella vita. Era in prestito dal Torino, dove in estate tornò per il fallimento del Vicenza. In granata però non si era fatto voler bene. Sapeva di essere forte e lo esternava con comportamenti che infastidivano compagni e allenatori.

Il posto che non c’era al Toro, lo trovò al Brescia. Nella Primavera dei lombardi 16 gol in 14 partite, al punto che Corini, ritrovatosi una volta senza i due attaccanti titolari Torregrossa e Donnarumma, lo convocò per un’amichevole del giovedì nella quale testarlo per poi farlo giocare la domenica contro il Crotone. Ma in quel momento Lorenzo Lucca, già sul taccuino di numerosi addetti di mercato, pensava più al futuro che al presente, a chi gli prospettava Serie A, calcio estero e chissà cos’altro. Altro che una “banale” partita da titolare in B con il Brescia. Il giorno dell’amichevole si presentò al campo con lo stomaco semivuoto. Non toccò palla nei primi venti minuti e quando Corini gli chiese cosa diavolo avesse, la risposta fu disarmante: «Mister, ho mangiato solo un panino in autogrill perché dovevo incontrare il mio nuovo procuratore».

La sua avventura al Brescia finì ancora prima di cominciare. Al club biancoazzurro fu etichettato come uno che «al massimo può giocare a basket». Fuori dal campo non riusciva proprio a connettersi con il mondo reale. Agli esami di maturità, all’orale fece due interrogazioni poi lasciò l’istituto, lo fecero tornare indietro quando era già in auto perché c’era una terza interrogazione da sostenere. «Ero convinto di aver finito…». Ce n’era sempre una. Entrò poi nella scuderia di Antonino Imborgia, suo attuale procuratore, fu seguito anche da Claudio Chiellini, che dopo averlo visto esplodere a Palermo in D e C se lo portò a Pisa convinto di poterlo poi condurre a breve alla Juventus, con la quale ci fu infatti più di una connessione. Il resto della storia è nota: la partenza a razzo sotto la torre pendente con 6 gol in 6 partite, il declino, l’Ajax, ma solo con la seconda squadra, i 7 gol e 3 assist quest’anno con l’Udinese per attirare anche l’attenzione di Spalletti. Che lo ha preferito a Scamacca e ha pensato più o meno quello che disse quel giorno Sergio Lancini: «Nella storia del calcio italiano non è mai esistito un attaccante potenzialmente così forte alto due metri. Vediamolo almeno all’opera…». A 23 anni e mezzo per Lorenzo Lucca, in azzurro, è il momento di dimostrare di aver messo definitivamente la testa a posto.