Svolta sulla fuga di notizie nell’inchiesta Zamparini: dall’intercettazione alla nomina nel Palermo. Vincenti…

Ieri giornata decisiva in merito alle indagini che vedono coinvolte l’ex presidente del Palermo, Maurizio Zamparini. L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” fa il punto della situazione sulle indagini e su come avveniva la fuga di notizie. Secondo l’accusa, il tramite della fuga di notizie sarebbe stato l’ex presidente del Palermo calcio Giovanni Giammarva, che avrebbe portato personalmente la notizia a Zamparini negli uffici di Vergiate, in provincia di Varese, dove l’ex proprietario della squadra rosanero ha una delle sue abitazioni. La mattina dopo Zamparini presentò le dimissioni dalla società e fece venire meno le esigenze cautelari, cosa che portò il Giudice delle indagini preliminari Fabrizio Anfuso a respingere la richiesta dei procuratori palermitani.  Nel decreto di perquisizione notificato agli indagati sono contenute alcune dichiarazioni di Anfuso, intercettate dalle fiamme gialle, che avrebbe ritenuto Cesare Vincenti l’autore della fuga di notizie: «Voleva sempre essere informato su tutti i fatti e gli dico che in realtà Zamparini continua a essere amministratore e gli dico che se vuole gli do anche la misura cautelare per vedere come l’ho scritta e se gli va bene. Quindi è lui (la “talpa”, ndr) o quel delinquente del figlio che ha interessi ovunque». La nomina al Palermo secondo l’accusa, in cambio Andrea Vincenti ottenne la nomina («una decisione dell’ultimo minuto veicolata da Giovanni Giammarva», affermano gli inquirenti) nel comitato etico del Palermo calcio, di cui faceva parte anche l’avvocatessa Cinzia Palazzolo, già coinvolta nell’indagine per i suoi rapporti col Giudice del Tribunale fallimentare Giuseppe Sidoti, anche lui indagato per corruzione, dopo che il collegio di cui faceva parte come relatore aveva respinto l’istanza di fallimento presentata dalla Procura palermitana nei confronti della società Palermo calcio. Con riferimento alla posizione di Sidoti, che è stata fortemente ridimensionata dalla Cassazione, la finanza ha acquisito anche documentazione alla fondazione Falcone, per verificare se effettivamente uno dei favori chiesti dal giudice a Giammarva (genero di Maria Falcone), cioè l’ingresso della classe scolastica del figlio all’aula bunker dell’ Ucciardone per le celebrazioni del 23 maggio 2018, fosse stato fatto, in particolare se una richiesta di accesso fosse stata presentata e poi accolta.  Ieri, in una nota, la fondazione Falcone ha precisato che «l’attività rientra in una indagine che non riguarda in nessun modo la fondazione. Quanto al merito della vicenda vogliamo sottolineare che, se le condizioni di sicurezza lo consentono, la Fondazione cerca sempre di venire incontro alle richieste di partecipazione alla cerimonia del 23 maggio provenienti da tutte le scuole siciliane, proprio per dare l’opportunità a tutti i ragazzi che lo desiderino di presenziare alla manifestazione. Nella vicenda su cui indaga la magistratura, inoltre, la richiesta veniva da un magistrato palermitano e non esisteva alcuna ragione, ricorrendone la possibilità logistica, per non darvi seguito.La fondazione Falcone resta a disposizione degli investigatori per ogni ulteriore chiarimento nel pieno rispetto del lavoro degli inquirenti titolari delle indagini».