Repubblica: “Società e squadra: Palermo nel caos. E Baccaglini non ha visto le ultime due gare per dare un segnale di discontinuità tra lui e il gruppo rosanero”

Ci sono due partite che il Palermo sta giocando in questo momento. Una, quella del campo, l’ha definitivamente persa a Roma domenica. L’altra, quella della stanza dei bottoni, la sta giocando in queste ore che dovrebbero portare al closing e alla nascita della nuova società. Due momenti però che inevitabilmente si sono intersecati e hanno portato al caos di questi giorni nei quali il Palermo squadra ha toccato il fondo umiliato dalla Lazio e il Palermo società non batte un colpo in attesa di capire quali saranno gli scenari futuri in viale del Fante. Sì, perché in questo momento il Palermo ha un presidente che, nonostante la buona volontà e i tanti discorsi successivi alla sua nomina, è evidentemente un presidente dimezzato. Un dirigente che deve fare i conti con il proprietario, con quel Maurizio Zamparini che muove ancora i fili del suo giocattolo preferito e che, per fare un esempio tra mille possibili, ha portato all’inutile esonero di Lopez e all’ancora più inutile ingaggio di Bortoluzzi. È evidente che le cose continueranno ad andare così sino a quando non ci sarà il reale passaggio delle consegne tra Zamparini e Baccaglini. Questi sono giorni frenetici nei quali, tra viaggi a Londra e negli Stati Uniti dei protagonisti, gli avvocati sono al lavoro per limare tutti i passaggi del contratto tra la YW&F Global Limited e il Gruppo Zamparini per il trasferimento alla neonata società di Baccaglini del cento per cento delle azioni dell’Us Città di Palermo. Un lavoro che va avanti da diversi giorni alla ricerca dell’intesa definitiva che dovrebbe arrivare entro domenica. La squadra sta sguazzando in questo momento di interregno e di vuoto ben sapendo che Baccaglini è il nuovo referente, ma che le decisioni tecniche, come evidente nella vicenda Bortoluzzi, le prende ancora Zamparini. Ad aumentare il caos generale, c’è il fatto che il Palermo non ha un direttore sportivo. Nicola Salerno, che a dire il vero si era distinto più come commissario liquidatore di Zamparini che per altro, si è dimesso dopo la sconfitta contro il Milan e, in attesa del closing e della programmazione della nuova società, non è stato sostituito. I giocatori, che dopo avere incontrato uno per uno il presidente e averlo convinto a stanziare il premio salvezza, sono andati dritti per la loro strada fatta di gol subiti, di prove vergognose, di prestazioni umilianti e di una serie B alla quale manca solo la matematica che potrebbe arrivare già domenica, hanno trovato l’alibi giusto. Alibi che però non regge come nel più classico degli omicidi nel quale è troppo facile individuare il vero colpevole. Una squadra dalla quale, oltre ai tifosi, sembra avere preso le distanze anche Baccaglini. Il neo presidente al quale questi giocatori hanno regalato un solo punto in sei partite, non era in tribuna al “Barbera” nella gara contro il Bologna e non c’era nemmeno domenica all’Olimpico contro la Lazio. Un chiaro segno di non volere assimilare la propria immagine a quella di questo Palermo targato Zamparini che è il peggiore tra quelli che hanno giocato in serie A nella centenaria storia del club. Ed è anche sintomatico che, dopo una prima abbuffata di visibilità, Baccaglini abbia deciso di tenere un basso profilo in attesa di definire il closing che dovrebbe portare chiarezza in una vicenda più che mai ingarbugliata che ha un’unica certezza: il prossimo Palermo ripartirà dalla serie B e avrà in gruppo pochissimi giocatori tra quelli che stanno disputando questo mortificante campionato“. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “La Repubblica”.