Streaming illegale, condivisione password nel mirino della Guardia di Finanza

Lo sviluppo del mercato nero dello streaming illegale spaventa e preoccupa gli operatori del settore. Un’inchiesta del Sole 24 Ore ha infatti fatto luce sul mercato degli abbonamenti illegali alle pay tv e alle varie piattaforme di contenuti audiovisivi, dove il rischio di insidie e frodi risulta elevatissimo.

«Con il passaggio del calcio, che è il contenuto pregiato, dal satellite allo streaming la sensazione è che tutti i fenomeni di uso fraudolento siano in aumento. La rete sembrerebbe essere più permeabile rispetto al criptaggio satellitare e c’è il tema della moltiplicazione dell’uso degli account» afferma Alberto Mattiacci, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Sapienza che sta avviando un Osservatorio sulla pirateria audiovisiva.

Nel nostro Paese, il lockdown ha portato a una crescita esponenziale degli atti illeciti, scesi di poco l’anno successivo. Nel 2020 quasi il 21% della popolazione utilizzava il “Pezzotto”, ossia la fruizione illegale dei canali a pagamento tramite tecnologia Iptv, e quasi 11 milioni di persone hanno utilizzato almeno una volta canali illeciti per la visione di film, serie/fiction, programmi tv ed eventi sportivi live. La quota di abbonamenti illegale ammonta invece a 2 milioni.

Tale mercato si sviluppa online, tra Telegram e inserzioni pubblicitarie che promettono accesso alle piattaforme a prezzi irrisori, fino a 2,5 euro al mese. In ogni caso, il fenomeno crescente che stanno osservando Guardia di Finanza e Polizia Postale è la condivisione delle password, che va a rimpolpare un quadro che per l’Italia risulta preoccupante.

La fruizione multipla con un solo abbonamento ha dato infatti vita sulla rete a piattaforme di distribuzione per consentire di condividere con utenti interessati il proprio abbonamento, sfruttando la modalità dell’abbonamento “in famiglia”. Si tratta di un fenomeno che i grandi nomi come Netflix e Disney+ stanno cercando di arginare in tutti i modi, e che permette a queste piattaforme di distribuzione di guadagnare sulle commissioni.