Repubblica: “Ora tocca a Petkovic. Destro sempre più giù, Donadoni attacca: «Per noi è una finale di Champions. Poi, c’è chi si motiva e chi no»”

“Ha ragione il ds Riccardo Bigon, quando dice che «non tutti i problemi del Bologna possono essere ricondotti a Destro». Ma ha ragione pure Roberto Donadoni, quando dice di «aspettarsi molto di più dal mio centravanti». A tal punto che oggi a Palermo pare intenzionato a panchinarlo. Non a beneficio di Verdi, soluzione che gli piace e non trascura, ma di Petkovic, a quanto filtra: la sua capacità di far giocare la squadra sarebbe, nel caso, la cifra tecnica decisiva. Attaccante di manovra, per capirci. Il classico lungagnone cui appoggiarsi. Tecnico, però. Un Floccari più giovane, per capirci. Non certo un finalizzatore. E può darsi pure uno su cui puntare in futuro, ribadito ieri, una volta di più, il feeling che lega il tecnico a Joey Saputo: «Persona di equilibrio, di una certa caratura, anche di classe, con lui è tutto perfetto. So bene che per fare le squadre forti questo non è sufficiente, servono mezzi economici e vanno messi a disposizione, ma il club ha le idee chiare, le trasferisce al sottoscritto, non posso che esserne soddisfatto. Qui – ha poi detto – non c’è da stravolgere nulla, dovremo far crescere questi ragazzi. Giocatori come Nagy e Krejci, dopo un anno qui, sono certo che miglioreranno. Maturare significa acquisire consapevolezza, a noi serviranno giocatori così, non per forza dei fuoriclasse. Prendete Dzemaili. Tatticamente a volte può lasciarti perplesso, ma ha altre caratteristiche che compensano molto, averne due o tre così aiuterebbe. L’impatto fisico è importante, poter schierare atleti veri aiuta molto». Con chi gli chiedeva delle ultime gare senza lo svizzero, Donadoni è stato cauto: «Io certezze non ne ho, per me resta sino all’ultima con la Juve. Se poi vinciamo le prossime 3-4 gare sono il primo ad esserne contento». Visti i ritmi tenuti sin qui, il filotto saprebbe di prodezza assoluta, e se augurarselo è ovviamente scontato, pretenderlo pare troppo. Come diceva ieri pomeriggio un giocatore, «è un momento difficile, non riusciamo a svoltare né ad avere la scossa». Nel calcio basta poco, ma le motivazioni servono. E trovarne non è semplice, nonostante Donadoni la pensi diversamente: «Non si cresce in funzione di un risultato, non conosco giocatori che dosino le forze in virtù di un obiettivo. Io vado sul posto di lavoro con un compito da svolgere e cerco di assolverlo al meglio. Conosco quelli che le motivazioni le hanno dentro e fanno un certo tipo di carriera, il nostro obiettivo qui è di averne il più possibile, di giocatori così: quello è lo spirito che pretendiamo». Poi, si sa, un conto sono i desideri, un altro la realtà. Prove per dubitare dell’assunto del tecnico questa squadra ne ha fornite tante. Vedremo quest’oggi, contro un Palermo all’ennesimo cambio in panchina (fuori Lopez, dentro Bortoluzzi), che in casa ha raccolto appena 5 punti (una vittoria, due pareggi) dei 15 complessivi. «Per noi è una partita di assoluta rilevanza, anche se ci sono defezioni e mi spiace molto per Nagy, che ha già chiuso la stagione e che si è fatto male calciando in porta da solo. Dobbiamo essere determinati come se giocassimo una finale di Champions League». Speriamo lo ascoltino”. Questo quanto si legge su “Il Corriere dello Sport”.