Juve Stabia, Langella: «Lo Monaco? Solo una lettera d’intenti di una società inglese poco chiara»

Il presidente della Juve Stabia Andrea Langella, è intervenuto in conferenza stampa per precisare gli avvenimenti delle ultime settimane con particolare riferimento alla trattativa saltata con il gruppo rappresentato da Pietro Lo Monaco.

«Buonasera a tutti e grazie della presenza di tutta la stampa. Vista la serie di vicende accadute negli ultimi trenta giorni dove siamo stati attaccati come famiglia e come società, è stato doveroso intervenire per argomentare queste vicende dando dei punti fermi a questa storia. Sarò noioso, ripetitivo, ma purtroppo devo ribadire sempre le stesse cose ma per quella minoranza che contesta questo operato alla fine sta uscendo sempre fuori ciò che è successo. A questa minoranza devo ribadire sempre la stessa storia, come memoria sana, da dove siamo partiti e dove siamo oggi. Sono entrato comprando il 50% della società, conoscevo la situazione debitoria e l’ho accettato. Siamo andati in B. Dopo sette giorni è uscito fuori il dispositivo dell’Agenzia delle Entrate con ulteriori milioni da pagare. Una superficialità ma nessuno mi aveva avvisato. Se fosse avvenuto ciò prima di entrare in società, forse oggi non ero qui a parlare. Ero in barca a godermi la Castellammare che amo tanto. Mi sono abbracciato la croce e siamo andati avanti, con un amministratore nuovo molto autoritario, che rispettava le regole, con sponsor nuovi che hanno creduto nella serietà della squadra, nella organizzazione. E questa la chiamo fiducia. Dopo di che siamo arrivati alla ventottesima giornata malissimo. Anche l’organizzazione è importante per la squadra, può portare dieci, quindici punti in più. Perché anche per il dipendente, se sta bene con una serie di servizi, la resa è ottima. Diversamente, lavora per sua coscienza ma lo fa con disagio».

«Alla ventottesima nell’anno della retrocessione siamo arrivati a trentasei punti, potevamo anche sognare. Poi il lockdown, poi un litigio con l’altro proprietario con le mie dimissioni. Sono tornato dopo una settimana con un amministratore diverso che conosce bene il modus operandi dello sport ma non quello dei flussi, delle tasse. Siamo retrocessi e c’è stato un fuggi fuggi mentre io sono rimasto. Ad agosto giocammo con una fideiussione fino ad un milione. Ci fu un miracolo, l’ingresso di un nuovo socio, mio fratello, che devo sempre ringraziare, abbracciandoci la croce in due con impegno e serietà. Nelle cose ci metto la faccia. Sono conosciuto in Campania e ho promesso a questo club di trasformarsi in un’oasi felice, come impegno verso i tifosi stabiesi e la città di Castellammare. Tutto questo porta ad avere un rispetto per i sacrifici che si fanno, mettendo tutti i giorni soldi in una squadra a perdere. Ma tutto questo non è stato apprezzato. Molti si sono fatti pubblicità pur non volendo il bene della squadra. La pubblicità costa, chi vuole farlo può pagare. Non si fanno i numeri a lotto, così. Invito voi giornalisti a trovare un equilibrio. Le verità si devono dire ma ci sono modi e modi. Da questa parte c’è sempre chi mette i soldi e guida la baracca. Ho letto un articolo con cifre spaventose. Qui c’è un documento dato a tutti i fornitori. I debiti fanno riferimento alla serie B e alla nuova gestione ordinaria della serie C. Io non sapevo della situazione che sarebbe arrivata con la Serie C. Stiamo comunque rispettando tutto ciò che abbiamo trovato».

«Tutti i presidenti passati per la Juve Stabia sono tutti da rispettare perché tutti hanno investito soldi. Chi li ha spesi bene, chi male, tutti eravamo pieni di passione e c’è un legame. Detto questo, i numeri sono qui, elencati, per essere ben precisi con chi comunica agli altri. Il documento è pubblico, asseverato, e si può consultare negli enti preposti. Una buona massa debitoria è scesa. Stiamo lavorando e ci vorrà un altro anno di sacrifici per tornare alla normalità. E’ normale che se non vi era questa situazione economica, la squadra di serie C sarebbe stata più dignitosa pur non essendo gli ultimi di categoria. Senza questi problemi, saremmo stati in serie A, nemmeno in B. Oggi il progetto continua, invito comunque un imprenditore che voglia entrare in società. Direi: benvenuto in questa società seria che ha un volto ed una storia italiana! Gli attaccanti da venti goal hanno un listino ed un valore diverso. Bisogna dire le cose come stanno».

«Per quanto concerne la trattativa, non ho nulla da dire del signor Lo Monaco, conosciuto alla partita con il Messina. Qualche mese fa mi ha chiamato e la procedura è diversa rispetto a come è nata con lui. E’ venuto nella mia azienda con suo fratello ed un amico. Abbiamo discusso, e mi ha chiesto la documentazione economica finanziaria della società. L’incontro è durato un’ora e mezza. Sono stato chiaro, ho dato tanto e sto dando tanto. Non voglio uscire con il denaro, anche gratis, ma chi entra deve essere serio. La cosa è stata anche provocatoria chiedendo di metterlo alla prova con i pagamenti prossimi. La trattativa è finita lì dicendomi che entro qualche giorno sarebbe pervenuta la manifestazione di interessi. Un cammino anomalo, perché le trattative si aprono con il nostro studio di affari. Dopo quattro giorni mi è arrivata una manifestazione di interessi, da una società inglese costituita da tre mesi, intestata ai due soci, poco chiara. Ho chiamato Lo Monaco e non ho preso più in considerazione questa situazione. In questi frangenti sono state fatte quattro-cinque trattative ma nessuno ha saputo nulla, perché così si fa. Questo mi ha fatto capire che non potevo concludere con loro. Dunque la trattativa come è nata così si è chiusa. Il signor Follieri non lo conosco e mai l’ho conosciuto. Era interessato al 75% della società. Se il giornalista mi avesse chiamato, avrei risposto. C’è stata una pubblicità gratuita».