Corriere dello Sport: “Inchiesta Juve, la società sceglie la linea del silenzio. Re e Bertola si avvalgono della facoltà di non rispondere”

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sull’inchiesta della Juventus e della scena muta di due ex dirigenti bianconeri.

Silenzio. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i primi due indagati che la Procura di Torino aveva deciso di ascoltare nell’ambito dell’inchiesta “Prisma” sui conti della Juventus e sulle plusvalenze sospette che sarebbero state iscritte nei bilanci degli ultimi tre anni. Marco Re e Stefano Bertola, entrambi ex dirigenti del club bianconero, non hanno risposto alle domande del pool di magistrati composto dai sostituti procuratori Ciro Santoriello e Mario Bendoni e dall’aggiunto Marco Gianoglio. Una scelta che il loro difensore, l’avvocato Luigi Chiappero, ha motivato con il fatto che «le questioni in discussione sono essenzialmente di carattere tecnico e necessitano di una riflessione».
«Se ci sono chiarimenti da dare, si daranno – prosegue il legale – Ma prima dobbiamo conoscere il contenuto delle contestazioni. E noi, al momento, non lo conosciamo». Re, che non è stato fra i destinatari delle perquisizioni ordinate dai pm torinesi, è stato Chief financial officer e dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari fino al luglio 2020, quando era stato sollevato dall’incarico dopo una esperienza ventennale all’interno della società. Nell’ultimo biennio, in particolare, era stato scelto dal presidente Andrea Agnelli come responsabile dell’area servizi ed era una delle figure chiave del management della società. Al suo posto era subentrato Stefano Bertola, che ha assunto le cariche di Chief finacial officer pro-tempore e di dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari fino al gennaio 2021, quando gli è subentrato Stefano Cerrato, un altro dei sei indagati. Non potrà essere ascoltato come testimone, invece, Cesare Gabasio, da gennaio General counsel e responsabile legale del club bianconero. La Juventus, infatti, nel procedimento è formalmente indagata come persona giuridica e Gabasio è stato indicato dalla società come procuratore e legale rappresentante nell’ambito della chiamata in responsabilità (in base al decreto legislativo 231/2001). Proprio in virtù di questo ruolo, la sua audizione potrà avvenire solo se affiancato da un difensore.
I magistrati, intanto, proseguono l’analisi della enorme mole di documenti frutto delle perquisizioni di venerdì scorso nelle sedi della Juve e si avvarrà della consulenza tecnica di uno specialista per l’analisi dei bilanci del club per valutare la corretta iscrizione delle varie poste e occuparsi delle eventuali rettifiche. La lente della Procura è su 282 milioni di plusvalenze – parte di un totale di 322,7 milioni iscritte negli ultimi tre esercizi – frutto di operazioni che, secondo gli inquirenti, sarebbero finalizzate al puro maquillage dei conti per coprire le perdite. «Nel 2015 la normativa è cambiata – spiega l’avvocato Chiappero – Una valutazione, presa per sè stessa, non è reato. Agli operatori è lasciata una grandissima discrezionalità. Se poi si deve discutere sulla ragione per la quale un documento è stato redatto in un certo modo, si discuterà fornendo tutti i chiarimenti necessari». Gran parte dei movimenti oggetto di analisi coincide con i 42 affari già portati alla luce dalla Covisoc a fine ottobre (sui 62 totali evidenziati nella relazione inviata alla Procura della Figc) e che coinvolgono altri club di serie A come Genoa, Sampdoria ed Empoli. Nel decreto di perquisizione della procura torinese compare anche l’Atalanta per l’affare Demiral-Romero: si indaga su «documenti/scritture private che non risultano essere stati oggetto di pubblicazione e di comunicazione agli organi competenti».