Il Palermo sceglie di non arrendersi. Anzi, rilancia. Al “Ceravolo” i rosanero superano 3 a 1 il Catanzaro in uno scontro diretto che sa di riscatto e rilancio. Una vittoria pesante, nel punteggio quanto nel messaggio lanciato al resto del campionato: questa squadra non ha alcuna intenzione di affrontare i playoff da comparsa.
I numeri raccontano tre punti fondamentali, ma è la prestazione complessiva a fotografare meglio la giornata dei ragazzi di Dionisi. Già dall’inizio si percepisce un cambio di marcia: l’autogol di Bonini dopo appena due minuti spiana la strada, ma è il cinismo mostrato da Segre e compagni a dare la sensazione che, stavolta, il Palermo sia mentalmente dentro la partita. Il raddoppio, frutto dell’intelligenza tattica di Brunori e della freddezza di Segre, è solo il primo segnale.
Brunori stesso, più rifinitore che finalizzatore, e un centrocampo più dinamico e propositivo, raccontano di un’identità che inizia finalmente a delinearsi con chiarezza. L’organizzazione dei primi 45 minuti è da squadra vera, capace di gestire vantaggi e momenti.
Nel secondo tempo, dopo il gol dell’1-2 di Biasci che avrebbe potuto generare i soliti fantasmi stagionali, il Palermo risponde in maniera adulta: niente barricate, niente panico, ma ripartenze ben orchestrate, ritmo e cambi giusti. E proprio dalla panchina arrivano i timbri risolutivi: Verre si inventa una giocata illuminante e Le Douaron chiude il match con lucidità. Segnale importante anche dalla gestione delle energie e dalla capacità, stavolta, di reggere l’urto emotivo e tattico.
Segnali di maturità, ora serve continuità
Catanzaro dice che il Palermo c’è. Ma lo dice adesso, a poche curve dal traguardo. È evidente quanto questa rosa avesse i mezzi per correre una stagione diversa, più lineare, più da vertice. Ma i rimpianti, a questo punto, non servono a nulla. Quel che conta è che oggi i rosanero sembrano finalmente consapevoli del proprio potenziale.
Il 1° maggio, contro un Sudtirol che non ha più molto da chiedere alla stagione, servirà un’altra prova solida, matura, continua. La corsa playoff si gioca anche sull’abitudine a vincere, sulla fame di risultato e sulla capacità di non abbassare mai la guardia. Il Palermo non è più nella posizione di dover convincere gli altri: ora deve solo dimostrare a se stesso di essere all’altezza della propria ambizione.
Il tempo stringe, ma i segnali ci sono. E se replicati con regolarità, potrebbero davvero ridare un senso a una stagione lunga, tortuosa, ma ancora aperta a un finale in crescendo.