Il tecnico rosanero racconta il legame con la città, l’infortunio subito proprio contro il Palermo e il lungo recupero mentale: «Pensavo non potesse finire così»
Filippo Inzaghi, protagonista dell’ultima puntata di “Torretta Café”, ha ripercorso il rapporto con la città di Palermo, nato da calciatore e concretizzato soltanto anni dopo, in panchina.
«Adesso non ricordo allora se c’era qualcosa. So che alcune volte è stato avvicinato il Palermo. Senza dire banalità quando giocavo qui mi piaceva, mi piaceva lo stadio e mi piaceva il tifo. Amo le piazze del Sud. Da quando ho incominciato ad allenare al Sud ho capito che il Sud è qualcosa di particolare che mi piace. È importante anche il valore sociale di una città come Palermo. Avevo nel cuore questo sogno. Non è stato possibile da giocatore, per fortuna si è realizzato adesso».
Ma proprio contro il Palermo, nel novembre del 2010, arrivò uno degli infortuni più duri della carriera:
«In quei momenti capisci anche la carriera di un calciatore. Una settimana prima avevo fatto due gol al Real Madrid di Cristiano Ronaldo, avevo la maglia con i numeri 69 e 70 in panchina. In questo video c’era Bovo che poi mi chiamò pure perché pensava di essere responsabile. Invece Bovo non c’entrava niente. A 38 anni fare due gol al Real, penso sia stata una delle partite della mia vita perché entrare dalla panchina e fare due gol a Real Madrid… una settimana dopo mi sono rotto il crociato con il Palermo».
Un trauma fisico, ma soprattutto emotivo, che mise alla prova anche la sua tenuta mentale:
«Sì, questo fu un duro colpo per me, perché se non mi fossi fatto male beh… era un momento straordinario quello. Segnavo sempre a 38 anni, stavo molto bene fisicamente. Chiaro che lì sono stato fuori quasi dieci mesi e poi rientrare non è stato semplice. Mi sono messo a lavorare, mi son messo a pensare che non poteva finire così. E con il gol col Novara penso di aver chiuso il cerchio, anche se in quel momento, quando ho capito che mi ero rotto il crociato, è stata dura».