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Torretta Café, Inzaghi: «Gattuso può portare lo spirito del 2006 in Nazionale. L’Italia merita il Mondiale»

Il tecnico rosanero elogia Zaccardo, parla del lavoro come valore irrinunciabile e riflette sul ruolo della panchina: «Mai mancato di rispetto a un allenatore»

Nel corso della puntata di “Torretta Café”, Filippo Inzaghi ha ricevuto un videomessaggio di saluto da parte di Cristian Zaccardo, ex compagno di squadra ai tempi del Milan e della Nazionale. Il tecnico rosanero ha ricambiato con affetto:

«L’ho anche allenato e non è stato difficile perché è un ragazzo straordinario che capiva il mio ruolo. Sono quei giocatori, quei ragazzi che speri sempre di avere sia come compagni o speri di allenare. Sono molto contento della sua carriera, so che anche adesso è molto soddisfatto di quello che sta facendo e lo ringrazio per il saluto. E mi auguro di regalargli qualche gioia col Palermo».

Spazio poi a un pensiero per Gennaro Gattuso, nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana:

«L’ho sentito appena dopo l’ufficialità del nuovo incarico. Sono molto contento che uno di quei ragazzi del 2006 possa portare in Nazionale quello che eravamo noi, cercare di costruire quel gruppo anche perché vogliamo giocare il Mondiale. L’Italia merita di giocare il Mondiale e penso che Rino abbia tutte le caratteristiche per poterlo fare al meglio».

Inzaghi ha poi ribadito la centralità del lavoro come fondamento per ogni successo:

«Io porto il mio esempio, è più semplice per me. Da calciatore ho sempre detto che non ho mai giocato una partita avendo avuto il rimpianto di non aver mangiato bene, di non aver fatto la settimana tipo perfetta, per cui un allenatore che ha fatto per più di 700 partite così non può pensare che i suoi calciatori non abbiano il suo stesso spirito. Cercherò di fargli capire quello che ero io e che lavorando sodo si può vincere quello che ho vinto io, questo mi viene abbastanza semplice».

Infine, una riflessione sul valore della panchina e sul rispetto per il ruolo dell’allenatore:

«Intanto sarebbe molto importante fare prima l’allenatore, poi il calciatore, perché capiresti tante cose di più. L’unica cosa che mi permetto di dire è che io non ho mai mancato di rispetto a un mio allenatore. La panchina è difficile per tutti, ma quando succedeva a me il mio unico pensiero era quello poi di dimostrare in campo che l’allenatore si sbagliava a lasciarmi fuori. Penso che questo debba fare un calciatore».

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Redazione Ilovepalermocalcio