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Torretta Café, Inzaghi: «Farò capire ai giocatori cosa significa essere atleti»

Il tecnico rosanero a “Torretta Café” parla di lavoro, educazione sportiva e famiglia: «Siamo fortunati ad avere una società e dei tifosi così»

Filippo Inzaghi continua a raccontarsi con spontaneità e passione nella quarta puntata di “Torretta Café”, il talk ufficiale del Palermo Calcio. Dopo aver parlato della sua tuta e dell’impatto con la città, il tecnico ha condiviso riflessioni più profonde sul ruolo dell’atleta, sull’importanza della famiglia e su un ricordo condiviso col fratello Simone, legato a una storica giornata di calcio italiano.

«Io cercherò di responsabilizzarli molto. Penso che fare una vita sana, mangiare bene, riposarsi, amare tanto questo sport… poi ti porta ad avere successo. Penso che il destino ti aiuta, ma vada ricercato e per ricercarlo bisogna farlo nel migliore dei modi, per cui cercherò di fargli capire l’importanza di essere atleti, ma penso che lo capiranno presto già dal ritiro e capiranno presto che siamo fortunati ad avere una società e dei tifosi così alle spalle».

Uno stile chiaro e diretto, che passa anche da valori personali radicati nella famiglia. Inzaghi non dimentica le sue radici e il legame con il fratello Simone, anche lui allenatore:

«Penso che io e mio fratello Simone siamo quelli che siamo perché abbiamo avuto dei genitori fantastici che sono sempre presenti e ora sono dei nonni splendidi. Sono contento di aver trovato Angela e di avere due figli che amo alla follia. Come ogni genitore ama i propri figli. Loro sono sempre con me, mi aiutano anche nei giorni complicati. Quando arrivo a casa e vedo loro riesco a staccare completamente e mi danno anche quella forza e quell’energia per andare sempre al massimo».

E non poteva mancare un cenno a una delle pagine più particolari del calcio italiano: la corsa scudetto del 1999-2000, che vide Juventus e Lazio – con i due fratelli protagonisti – sfidarsi a distanza per il tricolore.

«Per chi hanno fatto il tifo i nostri genitori? No beh, ogni tanto ci abbiamo riso. Penso che quel giorno, comunque fosse andata, per loro sarebbe stato un successo, è chiaro che uno avrebbe sofferto e uno avrebbe gioito. Poi abbiamo esordito insieme in Nazionale. Penso che sia stato qualcosa di speciale, loro ci hanno insegnato fin da piccoli ad amare le piccole cose. A sudarcele, a studiare, ad andare a scuola. Ci hanno permesso di fare quello che amavamo rispettando sempre gli altri. In questa foto Simone era anche il mio capitano, come dico sempre i genitori sono stati la nostra fortuna».

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Redazione Ilovepalermocalcio