SERIE B

Terremoto in serie B. Camorra e calcio, Gratteri: «Un intero comparto della Juve Stabia era nelle mani del clan D’Alessandro»

Un’intera rete di servizi collegata alla gestione della Juve Stabia era controllata dalla camorra stabiese. È quanto emerso dalla conferenza stampa tenuta oggi presso la Procura di Napoli, dove il procuratore Nicola Gratteri, affiancato dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e dal pm Antonello Ardituro, ha ufficializzato il provvedimento di amministrazione giudiziaria nei confronti del club di Castellammare di Stabia.

Terremoto Juve Stabia: il club sotto amministrazione giudiziaria per sospette infiltrazioni del clan D’Alessandro

«Un intero comparto dei servizi legati alla Juve Stabia era nelle mani della camorra stabiese – ha spiegato Gratteri –. È un intero settore, dai ticket agli steward, che andrà ripensato: oggi la Juve Stabia è in amministrazione giudiziaria».

Il procuratore ha poi aggiunto: «Questa inchiesta nasce da un’idea della Dna. Abbiamo capito che c’era l’ombra della camorra. Le mafie sono presenti dove c’è potere e denaro e cercano visibilità anche attraverso le squadre di calcio. Per decenni, per il clan D’Alessandro, il club è stato una grande vetrina nel silenzio assordante delle istituzioni».

Melillo: «Terzo caso dopo Foggia e Crotone»

Il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo ha evidenziato che si tratta del terzo caso in Italia di misura di prevenzione di questo tipo dopo quelli di Foggia e Crotone: «È una forma di spossessamento della gestione in presenza di condizionamento mafioso. Riguarda una società di Serie B, ma rappresenta un fenomeno più complesso e diffuso».

Melillo ha poi sottolineato come il quadro emerso sia «allarmante»: «Non riguarda solo il calcio, ma anche altri sport. In diversi contesti si riscontrano razzismo, antisemitismo e tifo violento. È un clima in cui maturano tragedie come quella avvenuta a Rieti pochi giorni fa».

Le indagini e il sistema infiltrato

Secondo la Direzione Nazionale Antimafia, «il condizionamento mafioso è evidente». L’intera rete dei servizi collegati al club – compresi ticketing, stewarding e gestione logistica – sarebbe stata influenzata dal clan. «Persino il consuocero di Luigi D’Alessandro – ha dichiarato Melillo – risultava contiguo alla società, se non addirittura in posizione formale di rappresentanza».

Il prefetto Michele di Bari ha parlato di una «fase di bonifica necessaria», spiegando che «sono in corso accertamenti su altre società che operavano nel settore. È necessario ricostruire un percorso fondato sulla collaborazione istituzionale e sulla legalità».

Il prefetto non ha escluso la possibilità di rinviare alcune gare «laddove necessario per garantire sicurezza e ordine pubblico».

Il questore: «Infiltrazioni fino alla curva»

Il questore di Napoli, Maurizio Agricola, ha ricordato un episodio risalente al 9 febbraio 2025, quando un controllo ai tornelli portò alla scoperta di un soggetto legato al clan Imparato nel settore sicurezza. «Abbiamo emesso 38 Daspo – ha spiegato – di cui 22 a soggetti intranei ai D’Alessandro e agli Imparato. Gli asset strategici del club risultavano inquinati: persino gli store alteravano i dati dei daspati per farli entrare allo stadio».

Ancora più preoccupante la situazione del settore giovanile, dove secondo la Questura «i clan avevano iniziato a esercitare un’influenza diretta, trasformando un percorso formativo in uno strumento di consenso sociale».

Un processo di risanamento

Le autorità giudiziarie e la Prefettura avvieranno ora un processo di risanamento volto a ripristinare la legalità in tutti i comparti legati al club, con particolare attenzione al sistema dei servizi e alla gestione della sicurezza.

«È importante – ha concluso Gratteri – che la società civile capisca che il calcio non può diventare una strategia di condizionamento da parte dei clan. Va restituito ai tifosi e alla città come patrimonio di legalità».

Published by
Redazione Ilovepalermocalcio