Un manifesto del suo pensiero, un viaggio tra i valori e le emozioni che guideranno il nuovo Palermo. Pippo Inzaghi si è raccontato a cuore aperto nel format “Torretta Cafè”, andato in onda sul canale YouTube del club, e ha delineato le sue idee, lo stile e la filosofia con cui affronterà la stagione alla guida dei rosanero.
Come racconta Valerio Tripi su la Repubblica Palermo, Inzaghi ha aperto il sipario sulla sua visione di calcio e leadership. «Dal primo giorno indosserò la tuta. Voglio vivere il centro sportivo e stare comodo. Ma soprattutto voglio responsabilizzare i miei calciatori, fargli capire che essere atleti è un privilegio. A Palermo c’è una società e un pubblico da palcoscenici superiori, ora dobbiamo dimostrare di esserlo anche noi».
«NON HO MAI GIOCATO UNA PARTITA AVENDO DEI RIMPIANTI»
Il nuovo tecnico rosanero sposa l’idea dell’esempio prima dell’autorità: «Non ho mai mancato di rispetto a un mio allenatore. Quando non giocavo, l’unico pensiero era dimostrare che si sbagliava. Da calciatore non ho mai avuto rimpianti: mangiavo bene, facevo la settimana perfetta, sempre. Ora non posso pensare che i miei giocatori non abbiano lo stesso spirito. Voglio trasmettere questo modo di lavorare».
«IL BARBERA DEVE ESSERE UN FORTINO»
Inzaghi sente già forte il legame con la piazza. Il bagno di folla della presentazione l’ha colpito: «Mi responsabilizza ancora di più. Spero in tanti abbonamenti, il pubblico deve essere il nostro dodicesimo uomo. Voglio che il “Barbera” diventi un luogo in cui sia difficile per tutti giocare».
CHATILLON, IL RICORDO DI UN INFORTUNIO E L’AMBIZIONE DI RIPARTIRE
Il ritiro a Châtillon ha anche un valore simbolico. «Ci sono già stato con la Juve, mi aspetto tanti tifosi. È un luogo facilmente raggiungibile, voglio lavorare bene sin da subito». Inzaghi ricorda anche il duro infortunio al crociato subito proprio contro il Palermo: «Mi chiamò Bovo, si sentiva responsabile ma non c’entrava nulla. Rimasi fuori quasi dieci mesi. Ma non volevo finire così. Ho lavorato, e quel gol al Novara sotto la curva del San Siro penso abbia chiuso il cerchio della mia carriera».
LO STAFF, L’ESEMPIO DI ANCELOTTI E IL LEGAME CON SIMONE
Inzaghi è grato al Palermo per avergli permesso di portare tutto il suo staff: «Mi devono sopportare, lo so, perché sono un martello, ma mi conoscono. Con me ci sarà anche Soligo, che è stato il mio capitano a Venezia e ha già vissuto Palermo. Sarà importante».
Parla anche del suo passato da giocatore, dei modelli come Ancelotti, e dei compagni diventati allenatori: «Zaccardo l’ho allenato, Gattuso l’ho sentito appena è diventato ct. Rino può riportare in Nazionale quello che eravamo noi nel 2006. Vogliamo giocare il Mondiale e lui ha le caratteristiche per riuscirci».
Infine, un pensiero personale: il fratello Simone, passato all’Al-Hilal dopo l’Inter. «Ci sentiamo due-tre volte al giorno. È uno dei migliori allenatori d’Europa e averlo in casa è motivo di crescita».
IL 9 AGOSTO E QUELL’AUGURIO “SPECIALE”…
In chiusura, Inzaghi lancia un messaggio enigmatico: «Mi hanno scritto in tanti per il mio compleanno, anche una persona speciale dall’estero. Spero che il 9 agosto possa farmi un bel regalo». Un riferimento non troppo velato al possibile arrivo di Guardiola e del Manchester City al Barbera proprio quella sera, per un’amichevole di lusso.
Il sogno è già cominciato. E Inzaghi lo vuole vivere fino in fondo, con la tuta addosso e il cuore a mille.