Palermo come Caivano. È questa, in sintesi, la linea del governo Meloni per affrontare l’emergenza sicurezza nel capoluogo siciliano. Come scrive Miriam Di Peri su la Repubblica Palermo, la strategia che verrà illustrata oggi dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al sindaco Roberto Lagalla e al presidente della Regione Renato Schifani ricalcherà il modello già sperimentato nel comune campano, divenuto simbolo di degrado e di riscatto.
L’incontro è previsto in tarda mattinata, ma un piano di massima il Viminale lo ha già pronto. Palermo è ormai considerata una priorità nazionale, dopo una lunga scia di episodi di violenza culminata con l’omicidio del ventunenne Paolo Taormina in via Spinuzza. Come riporta la Repubblica Palermo, si tratta di un intervento «fuori ordinanza», pensato per rispondere a un’emergenza che la stessa deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi ha definito «drammatica e non più rinviabile».
Le misure straordinarie del Viminale
Secondo quanto anticipa Miriam Di Peri su la Repubblica Palermo, il piano del governo prevede un aumento delle forze dell’ordine per le strade di Palermo e la creazione di un comitato nazionale per la sicurezza che non dipenderà dalle sole istituzioni locali, ma sarà gestito direttamente a livello centrale.
Nel modello Caivano, spiegano fonti del Viminale, convergeranno misure di contrasto al disagio giovanile e azioni repressive, in un equilibrio tra interventi sociali e controllo del territorio.
Tra le ipotesi sul tavolo: zone rosse nelle aree più a rischio, maggiore presenza notturna di pattuglie, e nuovi fondi per progetti sociali e sportivi. Già stanziati, scrive ancora la Repubblica Palermo, circa 100 mila euro per un impianto sportivo allo Zen, finanziato dal ministero di Andrea Abodi. Un modo per affiancare alla repressione anche un segnale di investimento nei quartieri più fragili.
La svolta politica: “non è più un tabù parlare di emergenza”
Fino a pochi giorni fa, il sindaco Lagalla aveva minimizzato, definendo la situazione palermitana «in linea con quella di altre grandi città». Ma la sequenza di episodi di sangue – dai tre morti a Monreale agli spari a Sferracavallo, fino alle risse estive nei locali – ha spinto la maggioranza a cambiare tono.
Come evidenzia Miriam Di Peri su la Repubblica Palermo, la stessa Varchi ha preso le distanze dalle posizioni più caute dell’amministrazione comunale, ringraziando Piantedosi e la sottosegretaria Wanda Ferro per «la tempestiva attenzione».
«Lo Stato farà sentire la sua presenza – ha dichiarato la deputata di Fratelli d’Italia – per garantire ai cittadini la sicurezza che meritano, perché nessuno possa pensare che la violenza o la sopraffazione abbiano spazio nella nostra comunità».
Le critiche del centrosinistra
Dal fronte opposto, il Partito Democratico accusa il governo di sottovalutare il fenomeno. In una nota riportata da la Repubblica Palermo, il segretario regionale Anthony Barbagallo e il deputato Giuseppe Provenzano chiedono al ministro Piantedosi «un’informativa urgente», sottolineando come «le rassicurazioni del governo non trovino riscontro nella realtà».
I due esponenti dem denunciano inoltre «un brutto clima che avanza sempre di più, con una mitologia mafiosa che riaffiora tra intercettazioni e video, nel silenzio del governo».
Un piano nazionale che “commissaria” Palermo
Come conclude Miriam Di Peri su la Repubblica Palermo, l’intervento che sarà ratificato oggi segna un cambio di paradigma: non si tratta solo di un rafforzamento dell’ordine pubblico, ma di una vera e propria gestione centralizzata dell’emergenza sicurezza in Sicilia.
Il Viminale prenderà in mano il coordinamento delle operazioni, in stretto contatto con la Prefettura, la Questura, la Regione e il Comune. Di fatto, un commissariamento della questione sicurezza, con lo Zen come primo banco di prova.