Una vita nel calcio “senza mai fare il calciatore”. Domenico Fracchiolla si racconta ad Andrea Ligabue sulle pagine de Il Resto del Carlino – Reggio Emilia, ripartendo dall’adolescenza («a 14 anni mi voleva il Bari, papà mi disse: sei scarso») fino al presente granata: un direttore sportivo che ha scelto la via dei giovani, delle plusvalenze e dell’equilibrio economico.
Come sottolinea Ligabue sul Carlino, l’attuale diesse della Reggiana rivendica la linea verde e il controllo dei costi: «Abbiamo già risparmiato rispetto al budget scorso e aumentato i giocatori di proprietà». Un percorso che avrebbe potuto essere ancor più virtuoso “se fossi riuscito a risolvere due contratti”, ammette Fracchiolla nell’intervista del Resto del Carlino.
Capitolo mercato: l’obiettivo mancato si chiama Giacomo Corona. «Lo seguo da tempo, è molto forte. Con lui c’era l’accordo, ma quando ho saputo che saliva in ritiro col Palermo ho capito… Torneremo alla carica a gennaio», ribadisce al Carlino. Visione chiara anche sul profilo tecnico della rosa: «Portanova è da Serie A, Girma ha qualità importanti e deve prenderne coscienza; Papetti e Bonetti sono altre fiches da spendere», ripete a Ligabue.
Nel colloquio pubblicato dal Resto del Carlino, Fracchiolla alza l’asticella identitaria: «La Reggiana è un club da Serie A. Stadio, centro sportivo, sponsor, abbonati: qui c’è sostanza». Ma zero voli pindarici: «La salvezza non è nel cassetto, mancano 36 punti». E sulla panchina: «Dionigi lavora benissimo, legge le partite, dice le cose in faccia. Un tecnico che rappresenta la reggianità», racconta ancora a Andrea Ligabue.
Schietto anche sul proprio metodo: «Non divento amico dei giocatori: rispetto e stima sì, amicizia no. Se ti fai trascinare dai sentimenti, non fai questo mestiere». Le proteste? «Mi arrabbio con razionalità per proteggere allenatore e squadra: meglio espulso io che loro», confida al Carlino.
Sul settore giovanile, l’intervista di Ligabue raccoglie un piano in tre punti: “aereo da far decollare” con il bacino Milano-Bologna grazie all’alta velocità, scouting sull’Appennino «dove chi cresce ha più fame», apertura a profili esteri (francesi e sudamericani con doppio passaporto). E un invito: «Più senso di appartenenza: servono anche i “lavori sporchi”».
Chiusura su Romano Amadei: «Persona splendida, un padre di famiglia. Non sarei così sicuro che venda: non mi stupirei se restasse al comando», dice al Resto del Carlino.